Secondo gli ultimi sondaggi, pubblicati dall’Observer, il domenicale del Guardian, il partito anti-europeista per eccellenza della compagine politica britannica, il Brexit Party, si attesta al 34%.
Scavalcando i partiti tradizionali inglesi (il Labour al 21%, i LibDem al 12% e i Tory all’11%), il partito pro-brexit capitanato dall’ex leader dell’Ukip (Partito per l’indipendenza del Regno Unito), Nigel Farage, svetta al primo posto nei sondaggi elettorali dell’’Opinium survey’, che ha raccolto le intenzioni di voto dell’elettorato inglese per le prossime elezioni europee che nel Regno Unito si terranno il 23 maggio.
Il Brexit Party di Farage conquista i sondaggi
Il Brexit Party, di cui Farage è leader, è una nuova formazione sorta qualche settimana fa e annunciata dallo stesso Farage come nuovo gruppo politico che si sarebbe presentato alle elezioni europee se la Brexit non si fosse conclusa prima di tale data. Così è avvenuto e, a partire da quei primi 9 europarlamentari eletti con la Ukip, il principale partito promotore della campagna per il ‘Leave’ al referendum su Brexit 2016, la neoformazione si è estesa e ampliata, trovando l’appoggio, da quanto emerge nei sondaggi, di quasi ⅓ dell’elettorato inglese.
Il consenso che la mozione Brexit si è conquistata è discutibile ma in probabile crescita. Nel periodo precedente al referendum per la Brexit, svoltosi nel 2016, circa 650 persone hanno partecipato ad una manifestazione di Nigel Farage presso la sede di Neon a Newport, nel sud del Galles. Un successo strepitoso, triplicato quest’anno, quando Farage ha annunciato che il Party Brexit si sarebbe presentato alle elezioni e lo ha fatto nella stessa sede, dove è stato applaudito e acclamato da un novero di elettori ancora più ampio.
Ci sono quattro seggi al Parlamento europeo in palio per il Galles. Nel 2014 il partito laburista, l’UKip, i Tory e Plaid Cymru si sono equamente spartiti la fetta. Questa volta le previsioni sono più incerte e si paventa la possibilità che il Party Brexit ottenga due seggi.
Una voce critica, quella di Catherine Mayer
Questa è solo una versione dei fatti, una delle possibili analisi. Sempre sul Guardian si è alzata una voce discorde, quella di Catherine Mayer, autrice e giornalista britannica di origini americane e cofondatrice del Women’s Equality Party (WE), neoformazione politica inglese che parimenti compete alle elezioni europee ma che denuncia la scarsa attenzione e l’esiguo spazio che le viene riservato rispetto ad entità politiche radicate o aventi maggiore forza di risonanza mediatica. “Ci vuole un colpo di fortuna, buono o cattivo, per attirare l’attenzione del pubblico” ha scritto sul Guardian.
La denuncia di Catherine Mayer si scaglia contro il populismo regressivo e contro il sistema che lo ha fomentato. “In Gran Bretagna, le linee guida di trasmissione (per i canali televisivi, radio ecc.) e un sistema di voto progettato per la stabilità e per resistere agli estremi si stanno combinando per fomentare l’instabilità e l’estremismo”, ha aggiunto la giornalista, ora candidata alle elezioni europee. Il suo appello alla stampa, all’opinione pubblica e alle classi dirigenti inglesi ed europee non consiste solo nel pretendere ascolto e spazio affinché venga garantita pluralità democratica, ma sono parole che mirano piuttosto a colpire quell’atteggiamento superficiale e ipocrita che ha attraversato i paesi e le istituzioni europee, rendendo possibile l’avanzata del populismo, il suo stesso radicamento. Ardua impresa sarà screditarlo, sottrargli consenso, minare alle radici che il populismo si è andato creando negli ultimi anni.
Sondaggio YouGov: il 61% ha fiducia nell’Europa unita
Ciò che invece emerge dal sondaggio YouGov, pubblicato per Repubblica e Leading European Newspaper Alliance a dieci giorni dal voto, mostra un futuro più roseo per la recalcitrante vecchia Europa.
Realizzato in otto paesi – Belgio, Francia, Germania, Ungheria, Polonia, Spagna, Italia e Svezia – il sondaggio YouGov rivela che due cittadini su tre hanno espresso fiducia nei riguardi di un’Europa unita. Il 61% ha affermato che le sfide della globalizzazione si debbano affrontare tramite l’unità, nonostante gli errori e le pecche delle istituzioni europee nel fronteggiare talune questioni, come quella concernente la gestione dei migranti.
Ciò che inoltre trapela dal sondaggio è la diffusa coscienza verde dei cittadini europei. Per il 29% degli europei prioritaria è la lotta al cambiamento climatico, la seconda sfida più importante nell’agenda europea. La sensibilità nella lotta al cambiamento climatico è incrementata e per essa l’Europa unita può continuare ad essere strumento, affinché le politiche europee per salvare il pianeta proseguino, si alimentino e diventino cavallo di battaglia di tutti coloro che continuano a credere nell’Europa.
Giulia Galdelli