Che il potere della musica sia quello ampliare la conoscenza e la consapevolezza di se, lo può comprendere solo chi nella musica ci vive; un dato che spesso non coincide con chi “vive di musica”.
Franco Mussida è uno di quegli artisti che questo potere lo ha recepito si dalle prime battute della sue esistenza: più o meno verso i quattro anni, quando colpì per caso la cassa armonica di una chitarra.
Da allora è il suono a essersi impadronito di lui, mostrandogli quale sarebbe stata la sua strada e la sua funzione all’interno del mondo.
E così che Franco Mussida comincia a guardare oltre la passione, oltre l’anticonformismo, condividendo assieme a “Quelli” che sarebbero stati i suoi compagni di viaggio, una strada lunga e stellare, proiettata metaforicamente verso il pianeta Krel, per poi scivolare giù, sulla terra, davanti a quell’antica Forneria Marconi, dove i profumi della provincia bresciana si incrociano con leggende canterburiane, sussulti di free jazz, classicismo bachiano e istrionismo melodrammatico alla Re Cremisi.
Franco Mussida, la Pfm e le nostalgie perdute
Il viaggio di Mussida con la Premiata Forneria Marconi è terminato qualche anno fa, senza rimpianti né risentimenti. Si tratta di grandi amici che sono diventati grandi artisti e lo hanno fatto, secondo un principio di “generale istinto alla gioia”.
“Intuii che la musica poteva rendere felici le persone, una convinzione che mi porto ancora dentro e che è il nucleo di tutto ciò che faccio”.
Il Franco Mussida di oggi è un artista rinnovato, perché non ha mai smesso di incuriosirsi e rivela la sua voglia di ridare agli altri un po’ di quella forza e quella gioia che la musica gli ha regalato per tutta la vita.
Una simbiosi tra spirito e materia descritta in maniera molto profonda anche nel suo ultimo libro, Il Pianeta della Musica, dove il musicista esplora il legame tra l’uomo e il suono, attraverso la differenza tra il saper ascoltare e la volontà di sentire, l’uguaglianza emotiva e il filtro individuale, fatto di suoni, colori, visioni, di urgenza d’armonia, che determina la componente affettiva nel rapporto tra Musica e persona.
CO2: la formula della musica, aldilà dei muri di cinta
Il potere della musica oltre i confini; il nuovo scenario artistico di Franco Mussida ripercorre la straordinaria esperienza del Progetto CO2 “controllare l’odio”, nato nel 2013, con il sostegno del CPM Music Institute e la Siae, per portare la musica in ben 13 istituti penitenziari italiani.
L’obiettivo di questo progetto consiste nel risvegliare l’emotività dei detenuti, attraverso l’istallazione di audioteche complete di computer, iPad e impianti audio, dove è possibile ascoltare migliaia di brani, appositamente catalogati in grandi aree che corrispondono ai principali stati emotivi.
Le scelte musicali dei detenuti vengono poi esaminate da un team di sociologi e psicologi i quali poi orientano i percorsi d’ascolto individuale e di gruppo e rileveranno i successivi cambiamenti di stati d’animo degli ascoltatori.
Si tratta di un lavoro volto a stimolare la sensibilità all’interno di un ambiente, per sua natura, disumanizzante.
“Controllare l’odio nasce da una metafora, spiega Mussida. L’uomo emette di giorno, come le piante di notte, un suo invisibile veleno, un’anidride carbonica (CO2) fatta dei peggiori umori e sentimenti spesso repressi. Il senso del progetto è dunque quello di lavorare consapevolmente con le forze della Musica al fine di limitare le emissioni di quell’invisibile veleno emozionale che è l’odio, il risentimento cieco.”
E così la nuova vita artistica di Franco Mussida si carica di nuovi valori e nuovi orizzonti di libertà; per chi, come dice lui stesso, ha fatto un bagno nella pozione magica degli anni ’70, il potere spirituale e semantico della musica è il solo a poter influenzare positivamente il futuro, nostro e dei prossimi adulti.
Fausto Bisantis