Fino a un milione di specie sono in via di estinzione a causa dell’influenza umana, secondo il rapporto dell’ONU che cataloga scrupolosamente come l’umanità abbia minato le risorse naturali da cui dipende la sua stessa sopravvivenza. Il rapporto rileva che i tre quarti delle superfici terrestri sono stati “gravemente alterati” dall’umanità anche attraverso la deforestazione
Questo rapporto dell’Onu, ad oggi presentato come una bozza, è al centro di una riunione della Piattaforma Intergovernmental Science-Policy Platform sulla Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES). In corso a Parigi dal 29 aprile al 4 maggio. Sarà pubblicato il 6 maggio.
L’attività umana, come il consumo eccessivo, il bracconaggio illegale, la deforestazione e le emissioni di combustibili fossili stanno spingendo gli ecosistemi verso un punto di non ritorno. Un quarto delle specie animali e vegetali conosciute è già minacciato. E la perdita di specie è di gran lunga superiore a quella che è stata, in media, negli ultimi anni.
Inoltre, tre quarti del paese, quasi la metà degli ambienti marini e metà dei corsi d’acqua interni sono stati “severamente” modificati dall’attività umana. Questi cambiamenti danneggeranno gli esseri umani, specialmente i gruppi indigeni e coloro che vivono nelle comunità più povere. La natura sta cedendo sotto la pressione umana.
I delegati di 130 nazioni, riuniti a Parigi, controlleranno il riepilogo esecutivo riga per riga. Si tratta di una prima analisi globale sulla biodiversità, frutto di uno studio triennale dove hanno lavorato esperti provenienti da 50 nazioni. La formulazione può cambiare, ma le cifre sollevate segnalano un’accelerazione rapida e imminente del tasso di estinzione delle specie. Con un rischio compreso da 500 mila e 1 milione.
Estinzione di massa
La piattaforma Intergovernmental Science-Policy Platform sulla Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES) avverte di “un’imminente rapida accelerazione del tasso globale di estinzione delle specie”. Il ritmo di perdita aumenta considerevolmente e si stima che tra mezzo milione e un milione di specie siano minacciate dall’ estinzione. Molte entro qualche decennio”.
Molti esperti pensano che un cosiddetto “evento di estinzione di massa” – solo il sesto – sia già in corso. La più recente ha visto la fine del periodo Cretaceo-Paleocene. Una drammatica riduzione nel numero delle specie viventi sulla Terra, avvenuta circa 65,95 milioni di anni fa.
Gli scienziati stimano che la Terra sia oggi sede di circa otto milioni di specie distinte, la maggior parte di loro sono insetti. Un quarto delle specie animali e vegetali catalogate sono già mangiate o avvelenate. Il calo dei numeri è ancora più drammatico, con la biomassa dei mammiferi selvatici – il loro peso collettivo – in calo dell’82%.
Le cause dirette della perdita di specie, in ordine di importanza, sono il restringimento dell’habitat e il cambio d’uso del suolo. Vi sono anche due grandi fattori indiretti di perdita di biodiversità e cambiamenti climatici: il numero di persone nel mondo e la loro crescente capacità di consumo.
I cambiamenti nella distribuzione delle specie, ad esempio, probabilmente raddoppieranno se la temperatura media salirà di una tacca da 1,5 gradi Celsius (2,7 Fahrenheit) a 2C. Finora, il termometro globale è aumentato di 1C rispetto ai livelli della metà del XIX secolo. L’Accordo di Parigi del 2015 impone alle nazioni di limitare l’ascesa a “ben al di sotto” 2C.
La perdita di specie, ecosistemi e diversità genetica è già una minaccia globale e generazionale per il benessere umano. Il rapporto, tra l’altro, mette in guardia contro le soluzioni sui cambiamenti climatici che potrebbero inavvertitamente danneggiare la natura.
Felicia Bruscino
Foto di Daniel-Eduard Doman su Unsplash