Siamo di fronte la Basilica di Santa Maria della Sanità, una delle location scelte per “Eldorato”, e ci si staglia di fronte il luccichio dorato del portone d’ingresso, presumendo si possa trattare di una di quelle iniziative cattoliche di outfit pasquale, scopriamo invece che l’intenzione religiosa nei giorni della resurrezione del Cristo lascia il posto agli intenti umanizzanti.
E’ il progetto “Eldorato” che racconta l’illusione di questo millennio: l’esistenza di una terra dell’oro, dove ci sono benessere e futuro. Una terra lontana di cui si sa poco e di cui si immaginano meraviglie; una terra al di là della linea dell’orizzonte che ce la nasconde
Il progetto, ideato e prodotto dall’artista toscano Giovanni de Gara , si articola proprio in una serie di installazioni site-specific che utilizzano provocatoriamente, destando il senso comune al fare artistico, come materia prima un oggetto salva-vita: le coperte isotermiche normalmente usate per il primo soccorso in caso di incidenti e calamità naturali ed entrate nell’immaginario collettivo come “veste dei migranti”.
L’artista usa questi teli dorati per rivestire le porte di chiese e luoghi simbolici di tutta Italia che diventano così segno concreto di apertura verso l’altro e metafora delle “terre dell’oro” promesse e sempre più spesso negate a chi cerca rifugio
Il percorso di tour attualmente a Napoli raccoglie il consenso di diverse chiese, quella Valdese, Luterana, Metodista e Greco-Ortodossa, cominciato lo scorso Giugno a Firenze, dalle tre porte dell’Abbazia di San Miniato al Monte in occasione delle celebrazioni del millenario dalla sua fondazione. Con lo stesso “oro salvifico” sono state e saranno rivestite le porte di chiese e luoghi simbolici italiani, passando anche per Lampedusa, nella speranza di concludere il percorso sulla soglia di San Pietro.
Questi i luoghi attualmente protagonisti del progetto volendo ammirare le istallazioni:
- Via dei Cimbri, n.8
- Via Andrea Vaccaro n.20
- Corso Garibaldi n-235 Portici
- Via Carlo Poerio n.5
- Cattedrale
- Basilica S. Maria della Sanità
- Via San Tommaso d’Aquino n.51
Quello dell’oro è un simbolo che da sempre accompagna la storia dell’umanità e quella della Chiesa: i fondi oro dei quadri e le decorazioni delle sculture raffiguravano lo splendore di Dio e – al contempo – il potere e la ricchezza della sua chiesa; l’età dell’oro era incarnazione di uno stato ideale in cui gli uomini vivevano a contatto col divino, in armonia ed equilibrio, prima della caduta nell’età del ferro fatta di guerra e fatica. Se diamo fede a una visione ciclica della storia, l’età dell’oro dovrà tornare e sarà contraddistinta non più dalla preziosa foglia d’oro, ma da un povero, delicato e vitale foglio d’oro che accomuna e protegge tutti: E’ questo lo splendore che il progetto Eldorato attende e annuncia, anche se tutto sembra andare in un’altra direzione. Una direzione in cui chi arriva sulle nostre terre sperando di trovare una terra dorata fatta di pace, lavoro e benessere, nel migliore dei casi trova solo l’oro di una copertina isotermica. E poi giorni, mesi, anni di attesa nei non-luoghi recintati a doppio filo che chiamiamo “centri di accoglienza”.
Viviamo nell’epoca delle fake-news e delle contraffazioni, del complottismo e delle false speranze, e da questo prende forma il nome del progetto. Eldorato è infatti un’evidente distorsione del luogo immaginario per eccellenza (l’Eldorado) ed è stato deformato come viene deformata la realtà dei fatti, specialmente in materia di immigrazione.
Sul piano etimologico, esso deriva dal termine ebraico “El ” – che significa Dio – il Dio Dorato, riferimento ultimo di chi, abbandonando la propria terra e una parte di sé, arriva a una Terra Altra, madre in spirito. Una terra che, in una visione interiore, concede generosa la possibilità di ripartire e realizzare se stessi.
Queste le parole dello stesso Giovanni de Gara a proposito del suo progetto che vedrà inoltre, raccogliendo storie, testimonianze e riflessione, la realizzazione di un docu-film che narrerà le vicende itineranti dell’opera umanizzante.
Claudio Palumbo