Questa notte è bruciato un pulmino da nove posti dell’associazione I Girasoli, che si occupa della gestione di un sprar per richiedenti asilo a Sutera, in provincia di Caltanissetta.
Un chiaro atto intimidatorio che fortunatamente ha innescato una catena di solidarietà.
Il fatto, a seguito dei rilievi effettuati dai Carabinieri, sembra essere intenzionale. Il Presidente dell’associazione, Calogero Santoro, si dice incredulo poiché l’ostilità nel piccolo paesino non è mai esistita. Ma non crede all’incidentalità dell’accaduto. All’interno dei veicolo infatti è stato rinvenuto un masso, utilizzato per rompere il vetro e gettare del liquido infiammabile. A Sutera l’associazione I Girasoli gestisce un spar per richiedenti asilo dal 2014, che ha permesso di ospitare fino a 400 rifugiati. Attualmente il numero di migranti ospitati è sceso a 32, a causa delle politiche intraprese dal governo italiano.
“Vorremmo poter dire che è stato un incidente, ma non è quello che sembra dai primi rilievi. Comunque siano andate le cose, se qualcuno ha pensato di intimidirci sappia che non ci è riuscito. I Girasoli non hanno paura di qualche vigliacco e continueranno a lavorare per un mondo più giusto e più bello” si legge sulla pagina Facebook dell’associazione.
Senza parole anche Giuseppe Grizzanti, sindaco di Sutera, che ne ha fatto un modello di accoglienza sin dalla prima tragedia di Lampedusa del 2013. Difatti la storia di questo comune siciliano è una storia come tante. Una Sicilia che si svuota, un’Italia che vive un ciclo di immigrazione: dalla montagna alla città, dal sud al nord o all’estero per motivi di lavoro o di studio. Infatti negli anni ’60 era un vivo paesino di 5mila abitanti, ora non più di mille. Stava scomparendo, solo anziani e pensionati nelle strade.
Grazie agli immigrati Sutera è rinata. Inizialmente con un esodo massiccio, accogliendo 366 persone sbarcate a Lampedusa, successivamente con una politica di integrazione graduale. Sono arrivati ripopolando le case del centro ormai disabitate e lavorano come badanti nelle case o commessi nei negozi e bar. In questo paese la convivenza si basa sulla condivisione di regole e valori, si combatte la discriminazione e si organizzano attività ricreative, educative e di alfabetizzazione.
Cosa ci insegna l’esempio di Sutera? La prima lezione riguarda l’opportunità che i migranti rappresentano per i paesi che subiscono il fenomeno dello spopolamento di poter ripartire e riattivarsi. Questo grazie anche al fondo speciale concesso dall’Unione Europea, che si può impiegare a favore del processo di integrazione e di ripopolamento. La seconda lezione riguarda il metodo di integrazione: accoglienza degli immigrati ma con regole. Lavorano, studiano l’italiano e contribuiscono attivamente alla rinascita del paese.
Si ricostruisce il tessuto cittadino, anche se con abitanti diversi dal solito. E prima di questo – speriamo isolato – episodio, nessuno aveva mai mostrato preoccupazione per la multietnicità del proprio vicinato.