Nel mondo dei beni culturali ultimamente sono giunte alcune novità che riguardano sia il MiBAC in generale che i lavoratori del settore nel dettaglio.
Da un lato infatti il ministro Bonisoli ha ribadito che a fine aprile ci sarà il primo di una serie di concorsi pubblici che nel complesso vedranno l’assunzione di almeno 3600 persone all’interno del MiBAC a partire dal 2020 fino al 2023. Dall’altro lato invece i professionisti dei beni culturali celebrano un momento decisivo per il riconoscimento definitivo da parte delle istituzioni.
Il riconoscimento delle professioni dei beni culturali e la conseguente possibilità di creare i relativi elenchi ufficiali è legata all’approvazione della legge 110/2014, che emenda il Codice dei Beni Culturali (codice Urbani); finalmente archeologi, archivisti, bibliotecari, ma anche demoetnoantropologi e diagnosti dei beni culturali dopo cinque anni di attesa hanno potuto vedere concretizzata l’intesa sul decreto attuativo nella Conferenza Stato-Regioni del 28 marzo scorso.
Ciononostante, è ancora necessario il passaggio nelle commissioni di Camera e Senato perché il decreto attuativo entri in pieno vigore, ma è senza dubbio una grande vittoria per i lavoratori dei beni culturali e per un ambito professionale in cui continuano a sussistere realtà precarie e inique, oltre che uno smoderato ricorso al volontariato per riempire la carenza di personale nelle istituzioni pubbliche: una pratica che svilisce e danneggia i professionisti dei beni culturali.
I buoni propositi del MiBAC
Alla riunione del 28 marzo era presente anche lo stesso ministro Bonisoli, che in un’intervista precedente a Finestre sull’Arte ha dichiarato la sua intenzione nel porre fine al problema del’abuso del volontariato nei beni culturali e nel dare inizio ad un massiccio ciclo di assunzioni al ministero.
Oltre a questo Bonisoli aveva anticipato, senza però ulteriori approfondimenti, una futura nuova riforma ministeriale che prevede, tra altre cose, più soprintendenze e maggiore attenzione alla digitalizzazione del patrimonio, oltre ad assumere nel MiBAC più figure amministrative e informatiche; si tratta però di semplici propositi presentati a grandi linee ad un incontro con le associazioni di settore il 20 e il 21 marzo scorso e che anche nell’intervista a Finestre sull’Arte ha espresso con toni abbastanza generici. Si evince comunque che Bonisoli voglia porre al centro dell’attenzione l’aspetto economico e digitale della gestione del patrimonio, senza però annullare le modifiche introdotte dal predecessore Franceschini come le soprintendenze uniche e i musei autonomi.
Nel panorama del beni culturali in Italia rimangono comunque degli aspetti non poco chiari, come il ruolo delle fondazioni private, su cui Bonisoli tuttavia si è espresso chiaramente, o i possibili rischi derivati dalle norme contenute nel decreto crescita.
Barbara Milano.