Negli ultimi anni gli astronomi hanno scoperto numerosi pianeti extrasolari del tipo gigante gassoso (come Giove, Saturno, Urano e Nettuno) che orbitano molto vicini alla propria stella, dal momento che le nostre teorie sulla formazione dei sistemi planetari prevedono che i giganti gassosi si formino lontani dalla loro stella si è ipotizzato che questi pianeti si fossero formati più distanti e poi fossero migrati verso l’interno.
Ora arriva notizia dalla Lund University (Svezia) di una ricerca che prova che anche il nostro Giove ha subito il processo ipotizzato, si sarebbe infatti formato a una distanza dal Sole addirittura quattro volte superiore a quella attuale e si sarebbe avvicinato al nostro astro con un viaggio lungo settecentomila anni.
La ricerca, che parla anche italiano perché la prima autrice della ricerca è l’italiana Simona Pirani che dopo la laurea a L’Aquila e il master alla Sapienza di Roma sta facendo il dottorato alla Lund, è stata pubblicata su Astronomy & Astrophysics. Il titolo della ricerca è “Consequences of planetary migration on the minor bodies of the early solar system” e lo riporto perché nel titolo c’è la pistola fumante che ha portato i ricercatori ad affermare la migrazione di Giove. I corpi minori citati nel titolo della ricerca sono due gruppi di asteroidi detti Troiani, si tratta di due gruppi di migliaia di asteroidi che sono posti in due dei punti di Lagrange del sistema Sole-Giove (i punti di Lagrange sono i punti di equilibrio tra i due campi gravitazionali), i Troiani di Giove presentavano un mistero finora inspiegato, un gruppo (quello che precede Giove) è molto più numeroso di quello che segue il pianeta (il 50% in più), la Pirani e colleghi sono partiti proprio dal tentativo di spiegare questa asimmetria.
Effettuando estensive simulazioni, possibili solo con i moderni computer, i ricercatori sono arrivati alla conclusione che solo uno scenario in cui Giove si sia formato quattro volte più distante dal Sole di quanto sia adesso e sia poi migrato verso l’interno spieghi l’asimmetria, il pianeta in movimento avrebbe risucchiato più asteroidi davanti a se che dietro. Secondo le simulazioni la migrazione sarebbe iniziata 2 o 3 milioni di anni dopo la formazione di Giove, nei successivi settecentomila anni avrebbe effettuato un percorso a spirale sempre più stretta, la ragione risiede nelle forze gravitazionali esercitate dai gas che erano tutto attorno nel sistema solare primordiale. Questa ricerca rafforza l’ipotesi che i Troiani siano costituiti da blocchi di consistenza molto simile a quella del nucleo solido di Giove, il che rende ancora più interessante, come racconta Anders Johansen, altro autore principale della ricerca, la missione della sonda della NASA denominata Lucy che sarà lanciata nel 2021 diretta verso alcuni Troiani, conoscere i Troiani potrebbe insegnarci molto sul nucleo di Giove.
Roberto Todini