La nuova tendopoli doveva essere la soluzione al ghetto smantellato lo scorso 6 marzo. Ed invece il nuovo rogo, divampato questa notte, è costato la vita ad un uno dei braccianti, ospite della struttura messa in piedi circa un anno e mezzo fa dalla prefettura di Reggio Calabria a pochi passi dalla baraccopoli buttata giù.
San Ferdinando, nuovi incendi ed un altro morto. Sylla Nuomo, 32 anni, senegalese . L’incendio è divampato nella nuova tendopoli gestita prima dal Comune ed ora dalla Caritas. La nuova tendopoli si trovava a poche centinaia di metri dalla vecchia baraccopoli smantellata lo scorso 6 marzo. Proprio in quelle baracche avevano trovato la morte, in un anno, 3 migranti a causa delle fiamme divampate in quelle strutture fatiscenti. Così si decise per lo smantellamento e lo sgombero delle baraccopoli, con un enorme dispiegamento di forze e mezzi arrivati da tutta Italia. Gli abitanti sono stati invitati ad allontanarsi o spostarsi nella nuova tendopoli, a pochi centinaia di metri. In 850 vivono dove prima c’erano poco più di 400 persone. Ma nonostante la nuova soluzione, a San Ferdinando si torna a morire.
Secondo una prima ricostruzione, l’incendi di San Ferdinando si sarebbero sviluppati in un angolo della tenda da sei posti, dove erano presenti alcuni cavi elettrici. Nell’incendio è andata distrutto solo una tenda. Sul posto sono subito intervenuti i vigili del fuoco che hanno domato le fiamme.
Addolorati per la morte di una persona
Così il ministro dell’Interno commenta la morte di Sylla Nuomo negli incendi di San Ferdinando. E prosegue “Se fosse successo nella baraccopoli abusiva il bilancio poteva essere ben più pesante“. In un comunicato il Viminale mostra che la baraccopoli abusiva e demolita aveva ospitato fino a 3mila immigrati: “tutti gli stranieri con permesso di soggiorno hanno avuto una sistemazione alternativa e controllata. Il rogo di questa notte si è innescato in una tenda di questa area. L’area è attrezzata con servizi igenici, presidio sanitario e vigilanza: il rapido intervento dei soccorsi ha evitato una tragedia di dimensioni maggiori“. E il vicepremier aggiunge: ” Teniamo alta l’attenzione: al Comune di San Ferdinando abbiamo appena riconosciuto 350mila euro per gestire la situazione post-sgombero. L’auspicio è incrementare sempre di più controlli, legalità e assistenza per evitare sfruttamento, degrado e tragedie”.
Le dichiarazione di Sos Rosarno e i delegati dell’Usb
Si cercano nuove soluzione, e quelle prese, a seguito dello sgombero, non sono sufficienti. “La responsabilità di quest’ennesimo morto è della Prefettura e del ministero dell’Interno. Secondo loro lo sgombero avrebbe dovuto essere la soluzione a tutti i problemi e invece questa è la prova che le dinamiche di ghetto sono solo state spostate di cento metri”. Queste le parole di Nino Quaranta, del comitato Sos Rosarno. Altrettanto dure le parole dei delegati dell’Usb, secondo i quali lo sgombero della baraccopoli non è stata una soluzione ma “un ottimo specchietto per le allodole, magari elettorale”. Secondo l’associazione e i delegati “E’ fondamentale e urgente operare affinché sia possibile riutilizzare le case vuote nella zona, per innescare un circolo virtuoso, superando le diffidenze e coinvolgendo la popolazione, per cui a queste persone sia restituita la dignità di essere umani e lavoratori, affittando autonomamente le case negli abitati e contribuendo alla vita collettiva”.
Francesca Peracchio