11.500 prenotazioni hanno preceduto l’apertura della mostra evento al Palazzo Reale milanese su Antonello da Messina, pittore enigmatico e pietra miliare della pittura italiana ed europea. Una vita, la sua, al centro delle trasformazioni artistiche del XIV secolo e che lascia dietro un corpus ristretto quanto importante di opere, su cui il dibattito è sempre stato acceso.
La mostra, iniziata il 21 febbraio e da concludersi il 2 giugno, ci permette di vedere alcune delle sue opere migliori tra cui l’Annunciata di Palermo (1475), simbolo della mostra e certo il dipinto più famoso dell’artista.
Nel percorso è stato intelligentemente pensato di far riferimento a Giovan Battista Cavalcaselle (1819-1897), personaggio che contribuì più di tutti alla riscoperta del pittore messinese. 19 disegni suoi sono esposti nella mostra, a far notare l’attenzione visiva nei confronti delle opere di cui riproduceva i particolari più significativi, annotandone pure la composizione cromatica. Importantissima la collaborazione sul piano storiografico con Gaetano La Corte Cailler.
Grazie a lui si poté arrivare all’attribuzione del San Girolamo nello studio (1475), della National Gallery di Londra, prima attribuito al Van Eyck. Quest’opera centrale nel corpus del pittore è presente nella mostra milanese.
Nella mostra si cerca l’equilibrio tra l’Antonello sacro e ritrattista: l’Ecce Homo di Piacenza (1473 ca) si ritrova vicino al trittico degli Uffizi col Battista e San Benedetto; il Cristo sorretto da angeli del Museo Correr verso la chiusura dialoga con la Madonna con bambino del figlio Jacobello; i suoi ritratti maschili occupano in maniera predominante la metà del percorso.
L’esposizione è piccola, ma ad alta concentrazione d’opere: il percorso offre soprattutto il meglio nella prima parte e nella metà, rendendo anche giustizia alla figura di Cavalcaselle che tanto contribuì a fare luce sul pittore.
Tutto si chiude con la dedica del figlio dell’artista, pittore certo più manierato ma anch’esso spinto da passione: nella scritta lui fa riferimento a suo padre definendolo pittore non umano, quindi divino. Noi possiamo concordare con lui.
Antonio Canzoniere