Il 24 febbraio il popolo cubano ha espresso il voto sulla proposta di riforma della Costituzione, approvandola in larghissima maggioranza. Cuba rimane un Paese comunista ma apre al libero mercato.
Le percentuali di voto
L’86,8 per cento dei cubani ha votato in modo favorevole, tra gli aventi diritto sono quasi 7 milioni di cittadini, contro i 706.400 del No. La Costituzione cubana è in vigore dal 1976, il testo appena approvato ha iniziato il suo iter con la prima bozza del Parlamento a luglio 2018, rivista dopo 3 mesi in seguito a dibattiti e discussioni pubbliche, fino all’approvazione di dicembre. Il voto popolare sancisce ora la sua effettiva legittimità.
Riconosciuta la proprietà privata
Si conferma il sistema monopartitico comunista ma il ripristino delle relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti, avviato nel 2014, mostra i suoi risultati nella nuova Costituzione a Cuba. Per la prima volta, infatti, il sistema economico ammette il ruolo del mercato e di nuove forme di proprietà non statale, compresa quella privata. Pur confermando, dunque, il principio della proprietà socialista del popolo sui mezzi fondamentali, il nuovo testo costituzionale regolarizza il libero mercato e rafforza l’intento di accogliere gli investimenti stranieri, già sostenuti da vantaggi fiscali.
La sorpresa delle unioni gay
Sul piano politico, è stata introdotta la figura del primo ministro e posto il limite all’incarico del presidente della Repubblica a due mandati consecutivi. La nomina presidenziale resta però nelle mani del Parlamento, non si parla di elezione diretta. Nell’ambito dei diritti civili, invece, la nuova Costituzione a Cuba rivela un grande passo in avanti. Nel testo precedente si specificava che il matrimonio dovesse interessare un uomo e una donna, adesso invece la formula si riferisce all’unione tra due persone, mostrando la direzione verso i matrimoni gay. La possibilità sembra così reale da provocare le proteste della Chiesa cubana.