Il Paese petrolifero sudamericano ha trascorso un fine settimana di tensioni e violenze. Il confine con Colombia e Brasile è stato in parte chiuso, sbarrando la via anche a gli aiuti umanitari. Il leader dell’opposizione, Juan Guaidó, ha fatto appello alla comunità internazionale perché rovesci il regime di Maduro.
Violenze in Venezuela: la crisi economico-politica ha visto una escalation nel fine settimana. Gli scontri tra forze di sicurezza e manifestanti si sono concentrati specialmente al confine con la Colombia. I contrasti sono cominciati quando i militari venezuelani hanno impedito ad alcuni cittadini di attraversare la frontiera colombiana. Dall’inizio della crisi, sono circa 3,4 milioni i venezuelani che hanno abbandonato il Paese. Scappano da condizioni economiche disastrose e malgoverno. I manifestanti hanno risposto creando barricate lungo le strade ed incendiando alcuni automezzi.
Ingresso sbarrato per gli aiuti umanitari
I blocchi messi in piedi dai militari fedeli al regime di Nicolás Maduro hanno inoltre impedito l’entrata nel Paese degli aiuti umanitari, di cui la popolazione avrebbe un assoluto bisogno. Maduro ne aveva sbarrato l’ingresso in Venezuela per ragioni politiche. Infatti, si tratterebbe di aiuti provenienti dagli Stati Uniti. Washington è il principale sostenitore del leader dell’opposizione, Juan Guaidó. Dopo essersi autoproclamato Presidente ad interim, Guaidó era stato accusato dal regime di Maduro di essere parte di un golpe indetto dagli USA.
Conflitto armato
In questi giorni, il leader dell’opposizione si è rivolto alla comunità internazionale chiedendo di “considerare ogni opzione disponibile” per rovesciare il regime. Salgono quindi le preoccupazioni legate all’ipotesi di un conflitto armato. Guaidó si trova ora in Colombia. Venerdì scorso si era presentato al concerto organizzato da Richard Branson, per raccogliere fondi per la popolazione venezuelana. Aveva così violato l’ordine della Corte Suprema venezuelana, organismo controllato dal regime, di non lasciare il Paese.
Questa settimana incontrerá Mike Pence, vicepresidente statunitense, a Bogotà. Ci saranno anche alcuni leader del Gruppo Lima, l’organizzazione di Paesi sudamericani vicini a Washington. Fra questi vi è anche il vicino Brasile, uno dei sostenitori più influenti di Guaidó. Anche il confine fra i due Paesi ha visto scontri e la chiusura della frontiera. Il bilancio in due giorni di repressione è di 25 morti.
Crisi infinita
L’irreperibilità dei beni di prima necessità come cibo e medicine, la corruzione, l’altissima inflazione e la repressione politica hanno affondato il Paese in un buco nero. Indipendentemente dalle dinamiche di risoluzione della crisi, ci vorrà moltissimo tempo perché il Paese possa riprendersi. E a pagare saranno sempre i venezuelani.
Annalisa Girardi