Officine Fotografiche sta ospitando Internat, il progetto della fotografa statunitense Carolyne Drake a Roma
Tra il 2014 e il 2016, Carolyn Drake realizza una serie di immagini all’interno di un orfanotrofio russo che ospita giovani con disabilità, tra cui molte giovani donne che diventano adulte nel completo isolamento.
Questo lavoro bellissimo, è frutto di un percorso intimo e individuale che nasce anni prima di Internat. Un percorso di collaborazione intensa tra la Drake e le ospiti della struttura che, su suo invito, hanno prodotto proprie creazioni, a partire dalle opere di Taras Shevchenko, artista ucraina, etnografa, poetessa e prigioniera politica.
L’isolamento diventa un mezzo per raccontare
Gli oggetti e la natura, e i muri dell’orfanotrofio, la vita quotidiana, tutto è un mezzo per la Drake. Un mezzo per discutere di questioni che le stanno a cuore, e che stanno a cuore a tutti noi. Il controllo sociale, l’identità individuale e pure quella collettiva, la libertà. Libertà di immaginare, libertà di essere donne.
Cos’è che definisce l’identità di una persona nella società? Forse la sua famiglia, i rapporti con i propri cari, le persone che si incontrano, le persone che si amano, le esperienze nel mondo e del mondo, e tanto altro.
E se tutto questo viene negato? Cosa accade? Cosa accade quando si cresce murati nei confini di una istituzione?
Questo e molto ancora è Internat di Carolyn Drake.
Internat è una grande pensione, tutta immersa nel verde della foresta attorno alla città di Ternopil’, in Ucraina.
Così descritto, immerso nel verde, sembrerebbe un posto da sogno. Invece no. È un edificio simile ad una prigione, perché circondato da mura altissime in cui vengono recluse adolescenti e giovani donne ritenute non abili, non adatte a vivere una vita normale nella società.
Una scoperta sconvolgente porta Drake a porsi una domanda.
Sviluppare la propria identità in isolamento
Come può svilupparsi l’identità di una giovane donna in queste condizioni?
Nel 2006 Drake si imbatte nella pensione ed è convinta che a quelle ragazze, una volta cresciute, verrà garantito il ritorno alla vita nel mondo reale. Anni dopo Drake ritorna per scoprire come sono cambiate le vite di queste giovani ragazze una volta uscite, una volta a contatto con la realtà, ma le ragazze sono ormai donne e sono ancora rinchiuse tra quelle mura, private della loro libertà. Drake è sconvolta.
Le ragazze, ormai donne, vivono in un microcosmo, un mondo surreale, inesistente. In un microcosmo come questo , che rapporti si instaurano tra chi fa le regole e chi le subisce? Può una realtà di questo tipo essere vista come un piccolo esempio di ciò che accade nel macrocosmo della società “libera”?
Drake inizia, così, a fotografare la vita delle ragazze , a coinvolgerle nel suo lavoro utilizzando l’ambiente, le relazioni tra di loro e l’arte stessa per aprire un dialogo onesto e diretto e, soprattutto, una possibilità di confronto. Scopre tantissime cose, soprattutto che i rapporti, la fantasia, la routine della vita e delle azioni , sono cose che l’essere umano riesce sempre ad avere e a trovare per imparare a conoscersi e riconoscersi, creandosi, magari, un mondo tutto personale.
Un’esperienza forte e bellissima.
Internat è una vera e propria collaborazione alla produzione del lavoro artistico: Drake fa luce su tantissimi aspetti di questo piccolo spaventoso mondo. Tutto questo porta Drake a mettere in luce altre questioi sulla fotografia: I soggetti delle foto, soprattutto di foto delicate come queste, hanno davvero voce in capitolo, oppure è in realtà solo l’autore che le racconta a parlarci? Coinvolgendo le ragazze dell’orfanotrofio, Drake stabilisce una intensità diversa, ma da anche loro la possibilità di raccontare la propria storia per come è realmente, di avere il controllo reale sulla storia. Approccio rischioso, ma decisamente potente e commovente.
L’artista
Carolyn Drake(Los Angeles, 1971) si è diplomata alla Brown University ed è fotografa per Magnum Photos. Drake ha vissuto per un decennio a Istanbul, sviluppando progetti personali e lavorando su commissioni in Turchia, Ucraina, Asia Centrale e Cina. Negli Stati Uniti dal 2014, vive e lavora a Vallejo, in California. Tra i premi che le sono stati assegnati compaiono il Guggenheim Fellowship, il Lange Taylor Prize, il Fulbright Fellowship e il premio Anamorphosis. I suoi libri fotografici autoprodotti hanno ricevuto ampia attenzione e sono stati tradotti nella forma installativa. Sue mostre personali sono state recentemente esposte al SFMOMA e al Houston Center for Photography.
Mariafrancesca Perna