L’esperienza di Raffaele Cantone alla guida dell’Anac, pare destinata a non arrivare alla scadenza naturale. Secondo una ricostruzione del Corriere della Sera, il magistrato sarebbe pronto a far un passo indietro. Questi smentisce, ma conferma di aver fatto domanda per la guida di tre Procure.
<<Sembra che il problema del Paese sia diventato l’anticorruzione>> ed ancora <<mi sono sentito sopportato e siccome non sono un uomo per tutte le stagioni ho meditato a lungo e poi ho capito che era arrivato il momento di tornare a fare il mio mestiere>>. In queste parole, che il quotidiano meneghino attribuisce a Raffaele Cantone, le motivazioni di un suo possibile abbandono. Il mandato alla guida dell’Autorità nazionale anticorruzione termina nel 2020. In base alla ricostruzione del giornale, i motivi di frizione fra il magistrato ed il governo sarebbero diversi. In primis la norma che porta fino a 150 mila euro, la soglia per l’affidamento di gare d’appalto con procedura diretta. Ma anche l’intenzione del governo di mettere mano al codice degli appalti, per riscriverlo.
Il diretto interessato però smentisce tale ricostruzione, ed afferma che in essa vi si siano: <<concetti fuorvianti e parole che non ho mai pronunciato>>. Ha però ammesso di aver presentato domanda al Consiglio Superiore della Magistratura, per guidare le Procure di Perugia, Torre Annunziata e Frosinone, <<dopo una lunga valutazione di carattere squisitamente personale. Sapendo che i tempi del Consiglio superiore della magistratura non sarebbero stati brevi>>. Tuttavia, ha aggiunto che: <<non ho alcuna intenzione di dimettermi da Presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, tanto più che l’esito della deliberazione del Csm non è affatto scontato>>.
L’impressione che se ne ricava, è che qualora il Csm rispondesse in maniera positiva alla richiesta di Cantone, questi sarebbe pronto a lasciare la guida dell’Anac per tornare in Procura.
Reazioni vigorose da parte delle opposizioni, soprattutto tra le fila democratiche, che puntano il dito contro il governo, colpevole a loro avviso di aver forzato la mano a Cantone. Il primo è il candidato alla segreteria Maurizio Martina, che su twitter scrive:<<per il governo dei condoni il problema è l’anticorruzione. Noi invece siamo orgogliosi di avere voluto Anac e di aver lavorato con un servitore dello Stato come Cantone, lasciato solo dal governo della propaganda>>. Lo segue subito a ruota Emanuele Fiano che dichiara: <<Un Paese che perde un baluardo contro la corruzione come Raffaele Cantone è un paese sbagliato. La notizia del suo abbandono dell’incarico all’Anac – conclude il deputato Pd – rappresenta una perdita grave per tutto il Paese la cui responsabilità sta nel governo Conte>>.
Antonio Villella