Il 40% degli italiani è vittima delle liste d’attesa delle Asl, curarsi in Italia diventa sempre più difficile.
Questo è quanto evidenziato dall’European House-Ambrosetti nel rapporto presentato a Roma sulla situazione sanitaria pubblica.
Nel 2018 circa 20 milioni di persone, ha avuto almeno un’esperienza di lista di attesa di più di un mese. Di questi, almeno il 48,5% ha avuto anche una o più esperienze di pronto soccorso.
La storia peggiora per le visite specialistiche visto che il 60% di chi ha aspettato in lista d’attesa che ha dovuto attendere anche 120 giorni prima di essere visitato.
Questo sarebbe uno dei motivi principali che hanno spinto tante persone a rinunciare alle cure.
La spesa pubblica sanitaria in Italia
Uno dei problemi che più sembra attanagliare l’Italia è proprio la spesa sanitaria pubblica sul Pil che è pari al 6,6%. Lo studio ha mostrato come l’Italia sia sotto alla media europea che è di circa il 7,4%. Paesi Bassi, Germania e Svezia destinano 4000 euro a persona per le spese mediche sanitarie, l’Italia poco più della metà.
“La tendenza all’aumento della spesa sanitaria privata e soprattutto di quella out of pocket (ben il 24% in più negli ultimi anni) evidenzia uno stato di sofferenza del nostro sistema sanitario nazionale in considerazione di uno sbilanciamento demografico verso la fascia più anziana delle popolazione che genera conseguentemente una maggiore domanda di salute”, scrive l’Ambrosetti.
Questo dimostra come le spese dei cittadini italiani tendano ad aumentare massicciamente in confronto a quelle dei cugini europei.
Stando alle stime fatte nello studio Ambrosetti, 36 miliardi di euro, quindi il 91% della spesa privata, è stata sostenuta interamente dai cittadini e solo per il 9% si è trattato di spesa intermediata dall’assistenza pubblica.
Gli esperti parlano di uno spostamento dei finanziamenti che vertono sempre più sulle spalle dei cittadini e che invece le forme di sanità integrativa siano sempre più lontane in Italia rispetto a Paesi come la Francia, i Paesi Bassi e l’Irlanda dove l’incidenza arriva al 40%.
“Siamo convinti che la sanità integrativa dovrà mantenere e ampliare il ruolo di primo piano grazie all’importante attività svolta ad oggi dai Fondi Sanitari di categoria che hanno consentito di intercettare parte della spesa diretta in sanità per oltre 5,8 milioni di assistiti”, ha commentato l’Amministratore Delegato di UniSalute, Fiammetta Fabris.
Fabris ha poi evidenziato come negli ultimi anni i Fondi Sanitari di categoria da CCNL abbiano assicurato prestazioni per un valore di circa 2 miliardi di euro.
La strategia della Regione Toscana
Sembra che in risposta a questo problema la Regione Toscana abbia attuato delle soluzioni. Per abbattere le liste d’attesa infatti, verranno investiti 3,8 milioni di euro.
Il progetto è stato presentato a Siena nel corso di una conferenza stampa dove ha partecipato anche Stefania Saccardi, assessore regionale alla Sanità, che ha sottolineato come si tratti di un incremento dell’offerta “programmato in seguito ad una delibera regionale”.
Saccardi ha poi spiegato come fino ad oggi “abbiamo aumentato il volume delle prestazioni solo con i professionisti interni. Da gennaio a giugno 2019 saranno erogate quasi 20.000 prestazioni in più. Noi monitoriamo l’andamento settimana per settimana e, se ce ne fosse la necessità, andremo a cercare l’offerta dove c’è”, ha concluso.
Eleonora Spadaro