Tutti fuori in 24 ore senza preavviso. Ha suscitato stupore e indignazione la modalità con cui è stato ordinato lo sgombero del Cara (centro di accoglienza per i richiedenti asilo) di Castelnuovo di Porto, comune in provincia di Roma. Tanto che ora, a difesa del Decreto Sicurezza si schierano gli amministratori comunali, formando un vero e proprio fronte ‘anti Cara’.
Strutture non adeguate
Impegnati nell’iniziativa sono i consiglieri comunali di Monterotondo, Torrita Tiberina, Sant’Oreste e Capena. Il loro intento è ridefinire l’immagine di questi centri, mostrandoli per quello che effettivamente sono, e cioè luoghi spesso fatiscenti e inadatti a ospitare gli immigrati. La chiusura del centro di Castelnuovo sarebbe un dovere nei confronti dei cittadini e degli immigrati stessi. Giuseppe Gioia, vicesindaco di Montelibretti, si fa portavoce del fronte degli amministratori ‘anti Cara’ e definisce il centro una struttura
“che è stata al centro dell’inchiesta Mafia Capitale e oggetto di indagini da parte dell’Anticorruzione con milioni di euro di soldi pubblici, spesi per ingrassare il ‘sistema dell’accoglienza’ e alimentare il malaffare, il tutto sulla pelle degli immigrati e a danno dei cittadini”.
L’integrazione
Gli abitanti di Castelnuovo di Porto sarebbero per lo più a favore della chiusura del Cara. Resta il fatto però che alcuni immigrati qui si erano inseriti e stavano provando a trovare una strada. Una realtà confermata dalle parole, accorate, del sindaco di Castelnuovo di Porto, Riccardo Travaglini, che, nel corso di un’intervista, ha definito il centro “un modello virtuoso” per quanto riguarda l’integrazione. Molti immigrati, ha dichiarato:
“facevano attività di volontariato, erano all’interno della protezione civile, erano loro che intervenivano in caso di calamità.”
“Molti, non tutti”, specifica Travaglini. Ma è un risultato. Certo, chiudere il centro era necessario, ma Travaglini condanna la modalità. Avrebbe voluto una concertazione, la possibilità di pensare con più serenità a una sistemazione per i 550 immigrati e per le 170 persone che lavoravano nel centro.
A queste ultime Giuseppe Gioia rivolge un’attenzione:
“Riteniamo che la vera preoccupazione debba essere rivolta ai Castelnovesi che lavorano al Centro, focalizzando tutti gli sforzi al fine di individuare un progetto alternativo per quell’area. Questa sì, sarebbe una giusta solidarietà pienamente condivisibile”.
Gli amministratori dei comuni interessati fanno sul serio, da domani mattina saranno in mobilitazione permanente a Castelnuovo di Porto.