Davide Astori, ex capitano della Fiorentina, è morto all’età di 31 anni lo scorso 7 marzo a causa di un arresto cardiaco. Era nella camera dell’albergo “La’ di Moret” a Udine dove si trovava in ritiro con la squadra per giocare alla Dacia Arena. Da quel momento in poi la compagna Francesca Fioretti e la famiglia hanno fatto di tutto per conoscere la verità sulla morte del loro caro.
La Procura di Udine ha richiesto fin dal primo momento indagini e perizie mediche. Dopo mesi la causa del decesso è stata stabilita: fibrillazione ventricolare dovuta a cardiomiopatia aritmogena. La procura di Firenze ha recentemente emesso due avvisi di garanzia nell’ambito dell’inchiesta sulla morte del capitano della Fiorentina, nei riguardi di due medici che risultano indagati per il reato di omicidio colposo. Sarebbero due professionisti che esercitano la professione in strutture pubbliche incaricate di certificare l’idoneità sportiva, una a Firenze e l’altra a Cagliari. Sulla possibile previsione della morte di Astori non ci sono ancora dati certi.
Lo studio sui casi di decesso per cardiomiopatia aritmogena
Oggi il quotidiano la Nazione ha pubblicato uno studio sui casi di decesso per arresto cardiaco di giovani atleti under 40 avvenuti tra il 1980 e il 2015. Secondo i dati, su 700 persone il 27 % di esse sarebbe deceduto a causa della stessa patologia che ha ucciso Davide Astori. I casi di decesso di giovani atleti in Italia, tra il 1980 e il 2015, sono più di 190. La percentuale è altissima, se si tiene in considerazione che il tasso di mortalità per tale patologia, in persone che non praticano sport a livello agonsitico, è decisamente inferiore di almeno di 5 volte.
Lo studio è stato effettuato dall’Università di Padova in collaborazione con la Regione Veneto. Esso si basa su casi singoli analizzati in fase di autopsia e con l’interpretazione di elettrocardiogrammi effettuati in vita. Il professor Domenico Corrado, incaricato dalla procura di Firenze di scrivere la consulenza tecnica sul decesso di Astori, uno dei maggiori esperti al mondo sui casi di morti improvvise, ha dichiarato:
“È il primo studio sistematico che ha permesso di individuare una serie di patologie e dare avvio a ricerche che hanno permesso di scoprire nuove malattie, approfondire i meccanismi della morte improvvisa negli atleti, scrivere linee guida per lo screening dell’attività agonistica e aggiornare i protocolli medico sportivi”.
Fabiana Coppola