Il numero dei padri che invocano il loro diritto alla paternità è in costante crescita, ma la strada per una genitorialità condivisa è ancora molto lunga.
La società non riesce ad inquadrare gli uomini in un ruolo attivo e partecipe nell’accudimento e nella cura dei figli. Di conseguenza le legislazioni faticano ad adeguarsi alle necessità dei tanti padri lavoratori.
Si tratta di uno stereotipo di genere doppio: se da una parte il ruolo naturale delle donne è stare a casa con i bambini, dall’altra gli uomini devono occuparsi del sostentamento della famiglia. L’idea che affettività, amorevolezza e cura siano attività da donna è talmente tanto radicata che i padri che osano ribaltare “l’ordine stabilito delle cose” vengono chiamati “mammi”. Come se si stessero appropriando di un ruolo che non gli appartiene, sfuggendo da quella mascolinità che gli viene data di natura.
Sono in tanti a ribellarsi a questo vezzeggiativo, che tenta di rimetterli a loro posto. Tra questi Matteo Bussola, scrittore, fumettista, e conduttore radiofonico, ma soprattutto papà fiero. Bussola, che nei suoi libri mostra tutte le sfumature della sua paternità, affida ad un post su facebook un’interessante riflessione in merito:
“Insomma, quando si capirà che un padre che rivendica il diritto e la possibilità di partecipare alla crescita dei propri figli sta solo, semplicemente, facendo il padre, senza bisogno di “aggiustare” il termine con vezzosi aggettivi che sennò non si capisce, sarà sempre, clamorosamente troppo tardi”.
Diritto alla paternità: tutto quello che c’è da sapere sul nuovo congedo di paternità obbligatorio sperimentale
Con l’approvazione della Legge di bilancio 2019 sale a cinque giorni (solo per il 2019) il congedo obbligatorio sperimentale per i papà. Una vittoria non da poco se si considera che originariamente il congedo era previsto di un solo giorno. Aumentato a due giorni nel il 2017 e a quattro nel 2018. Insomma, una storia lunga e travagliata quella di quanti cercano di rivendicare il loro diritto alla paternità.
Cambiano i giorni ma non le regolamentazioni. I neopapà potranno usufruire dei giorni di congedo nei primi cinque mesi di vita del bambino, anche in via non continua. Novità per il 2019 è l’aggiunta di una giornata di congedo bonus, da richiedere in alternativa alla madre. Ciò significa che la mamma dovrà rinunciare a un giorno di congedo di maternità in favore del padre.
Il congedo di paternità obbligatorio non va confuso con il congedo di paternità propriamente detto. Quest’ultimo può essere richiesto esclusivamente in caso di morte o grave infermità della madre, in caso di abbandono del bambino da parte della mamma o di affidamento esclusivo per il padre. Può essere richiesto inoltre nel caso in cui la madre sia una lavoratrice autonoma. Tale congedo ha durata complessiva pari alla maternità o per la parte residua nel caso in cui la mamma ne abbia già usufruito.
La storia del congedo di paternità obbligatorio sperimentale è sì travagliata ma anche molto breve, è stato infatti introdotto dalla legge n. 92/2012 (cd riforma Fornero) del 28 giugno 2012.
A distanza di sette anni la strada è ancora lunga, ma la speranza per il futuro è che i padri possano ottenere dalle istituzioni un sempre maggiore riconoscimento del loro diritto alla paternità.