Papa Francesco sull’accoglienza, invita a ricordare che il primo rifugiato della storia è stato Gesù.
La necessità di trovare un luogo sicuro dove vivere e prosperare è prerogativa della grande famiglia umana. Così Papa Bergoglio torna a parlare del tema dell’accoglienza, citando una frase, tratta dalla prefazione a Luci sulle strade della speranza, che raccoglie una serie di precetti incentrati sui migranti e la tratta dei nuovi schiavi e pubblicata dalla sezione migranti e rifugiati del Dicastero vaticano per lo Sviluppo umano integrale.
Un tema molto caro al pontefice, ma troppo caro ai detrattori del Papa argentino, che gli rimproverano il fatto di occuparsi solo dei rifugiati e dell’accoglienza.
È una vicenda che si protrae ormai da diverso tempo, motivata dalla necessità di Bergoglio di sensibilizzare la comunità su un tema che dura da secoli, portando con sé un carico di speranze e dolori, di cui i testi sacri e storici conservano ormai solo il “fascino drammatico” della natura umana.
In particolare è l’accostamento tra Gesù e migranti di oggi a non essere digerito dai molti che in questi anni sono stati “educati” o hanno “educato” a una visione più conservatrice e identitaria, sia del cristianesimo che del cosiddetto pensiero unico dominante, meglio noto come “politicamente corretto”.
Gli esodi drammatici dei rifugiati”, spiega Papa Bergoglio, sono un’esperienza che Gesù Cristo stesso provò, assieme ai suoi genitori, all’inizio della propria vita terrena, quando dovettero fuggire in Egitto per salvarsi dalla furia omicida di Erode”.
Nella prefazione il Papa fa riferimento alla condizione di Maria e Giuseppe i quali furono costretti ad abbandonare la loro terra, che non aveva più posto per loro.
“Colui che nella sua povertà e piccolezza denuncia e manifesta che il vero potere e l’autentica libertà sono quelli che onorano e soccorrono la fragilità del più debole”.
Le parole del Papa rimandano a una polemica non recente, nella quale lo stesso Bergoglio fu coinvolto, reo di diffondere un “falso storico”. La polemica risale al 2017, quando il giornalista e scrittore Antonio Socci, sul suo profilo Facebook, criticò le parole del Papa con riferimento alla citazione secondo cui per “Maria e Giuseppe non c’era posto”.
Utilizzando una retorica da tipico sensazionalista, Socci diede dell’ignorante a Papa Francesco, nel senso che ignorava le dinamiche storiche dell’Antica Betlemme, di cui Giuseppe era originario e dove stata per tornare, assieme alla sua famiglia, per via del censimento di Augusto e non per motivi economici.
Ragion per cui Gesù non può essere considerato un profugo e la sua vicenda storica e sociale non è accomunabile a chi cerca una via di scampo nel nostro paese, a rischio della stessa vita.
La faccenda avrebbe potuto chiudersi in queste righe, come pura e semplice dialettica intellettuale ma, al giorno d’oggi, ogni affermazione “corretta” diventa automaticamente bersaglio di sberleffo, opposizione e spesso odio, da chi ormai è stato “addomesticato” a puntare il dito, vinto dalla consapevolezza che un capro espiatorio torna sempre utile.
Il falso storico potrebbe essere dunque discusso, perché rispetto alle testimonianze scritte dell’epoca, non vi è mai stata una storiografia totalmente attendibile; dunque anche lo storico Socci deve attenersi a documenti che “potrebbero” non essere ufficiali.
Il fatto che ogni occasione sia buona per ribellarsi alla pietas umana, bollandola “Urbi et Orbi” come ipocrisia, buonismo e filo-sorosanesimo militante, lascia più spazio a una riflessione interiore, che possa tenere a bada le crociate via social.
Qualcosa che ancora non appartiene ai tanti nomi dello spettacolo, sempre più impegnati a prendere la “giusta posizione”, recitando il solito copione dell’appartenenza, senza avere una concreta e reale conoscenza né del quadro semantico di una discussione, né delle dinamiche profonde che ruotano attorno ad essa.
Così vediamo Roberto Saviano che sembra aver sostituito la lotta alle mafie, con la polemica a ministri e governi anti-democratici; Chef Rubio che, per criticare le politiche del ministro degli interni, usa quel modo tipico da giovane militante dei centri sociali, con un’evidente poca consapevolezza dei temi in questione e una triste equiparazione lessicale e contenutistica con la nuova linea politica delle divise per ogni occasione.
Dall’altra parte si è fatta notare in questi giorni Lorella Cuccarini. L’Ex showgirl più amata dagli italiani, non ha risparmiato critiche nei confronti del Papa, accusato di parlare solo di migranti.
Durante un’intervista a Oggi, la Cuccarini ha manifestato il suo apprezzamento per la politica del governo giallo-verde, definendosi “la più sovranista degli italiani” e ricevendo il plauso (sempre via social) del ministro Salvini.
In tutto questo calderone una risposta determinante è stata quella dell’ex collega Heather Parisi che su twitter ha commentato ironicamente:
“Ci sono, in ordine rigorosamente d’importanza, ballerine d’étoile, ballerine soliste, ballerine di fila e, da oggi, anche ballerine sovraniste; o forse no, solo sovraniste”.
In medio stat virtus? A volte sì, ma altre volte c’è il corpo di un bambino con una pagella cucita sulla giacca, sul fondo, non del Sand Creek, ma di quell’immenso cimitero di mammiferi di varie specie, che oggi sta accogliendo anche gli umani.
In un certo senso si potrebbe pensare che il Mediterraneo sia l’unico luogo veramente democratico del pianeta, perché accoglie tutti indistintamente, ma la tragedia umana senza fine, nella quale ogni forma di politica cerca di dare un’impostazione, non necessariamente deve essere etichettata di destra o sinistra.
Dal momento che le politiche continuano a fallire, nonostante i proclami, essa dovrebbe tornare a essere gestita unicamente da chi ha i mezzi e l’esperienza per farlo.
Artisti e intellettuali politici si sono avvicendati spesso sulla scena internazionale, ma non sempre hanno contribuito alla realizzazione di una causa giusta; la coscienza però è qualcosa che appartiene a tutti e, ogni tanto provare ad ascoltarla migliora la qualità della vita.
Fausto Bisantis