A quasi quarant’anni dall’omicidio del giornalista Mino Pecorelli, la sorella Rosita e il suo legale Valter Biscotti hanno richiesto la riapertura delle indagini sul caso.
Nuovi e vecchi elementi
Secondo l’avvocato Biscotti, il caso dell’omicidio Pecorelli potrebbe essere riaperto sulla base di una dichiarazione del 1992 di Vincenzo Vinciguerra, ex terrorista di estrema destra. In tale dichiarazione, l’uomo affermava di sapere dove fosse finita la pistola utilizzata per uccidere Pecorelli nel 1979, ai tempi in cui era direttore dell’Osservatorio Politico. Tuttavia le indagini successive non portarono ad alcun risultato, e quelle parole finirono nel dimenticatoio. Questo fino a poco tempo fa, quando Valter Biscotti ha scoperto nuovi elementi in grado di far luce sul mistero. Ad oggi, infatti, nessuno sa chi siano il mandante e l’assassino di Pecorelli, né quale sia il movente del suo omicidio.
Un anno difficile
Le vicende che secondo alcuni avrebbero portato Pecorelli alla sua tragica fine, sono cominciate all’inizio del 1978, un anno prima del suo omicidio, quando il giornalista decise di trasformare la sua agenzia di stampa, OP, in un settimanale. Tra le prime vicende trattate da Pecorelli, non poté non figurare quella del rapimento del presidente della DC Aldo Moro ad opera delle Brigate Rosse. Il 25 aprile di quell’anno, Pecorelli pubblicò una inchiesta che collegava il ritrovamento del falso comunicato numero 7 alla scoperta del covo brigatista di Via Gradoli. In particolare si sottolineavano la coincidenza dei due eventi e i punti in comune che li collegavano.
Moro non fu però l’unico protagonista politico delle pagine di OP. Le inchieste riguardanti i presidenti Giovanni Leone e Giulio Andreotti fecero grande scalpore, e furono le protagoniste di diversi numeri del settimanale di Pecorelli. Moro rimase comunque un tema centrale della rivista, e Pecorelli riuscì a mettere le mani su documenti e verità importanti. La morte improvvisa del direttore, tuttavia, costrinse il settimanale ad interrompere le ricerche da lui iniziate.
Quarant’anni di giallo
La sera del 20 marzo 1979, Pecorelli morì a causa di quattro colpi di una pistola calibro 7,65 che lo raggiunsero mentre si trovava in auto, diretto forse alla redazione del suo settimanale. Un evento tragico, ammantato da un’aura di mistero che alcuni eventi successivi contribuirono ad accrescere.
Meno di un mese dopo, infatti, un falsario della banda della Magliana, tale Antonio Chichiarelli, lasciò sul sedile posteriore di un taxi un borsello contenente diversi oggetti legati al rapimento Moro . A legare Chichiarelli a Pecorelli, fu un documento ritrovato in quello stesso borsello, nel quale erano contenute informazioni sensibili riguardanti il giornalista.
Nei decenni successivi, le indagini sull’omicidio Pecorelli hanno coinvolto personaggi ed organizzazioni di ogni tipo. Dalla banda della Magliana ai terroristi del NAR, dalla loggia massonica P2 alle Brigate Rosse, da Moro al generale dalla Chiesa, financo ad Andreotti.
L’ultimo processo risale ormai a più di un decennio fa, ma se grazie a Rosita Pecorelli il caso verrà riaperto, forse questo agghiacciante mistero potrebbe finalmente risolversi. Non resta che sperare che la verità venga a galla.