Siria. I curdi chiedono aiuto al presidente siriano Bashar al-Assad contro il premier turco Erdogan. La guerra in Siria subirà una svolta dopo il ritiro delle truppe degli USA annunciato una settimana fa da Donald Trump?
L’annuncio è stato fatto dal portavoce dell’esercito siriano, il quale ha sottolineato che ora a Manbij – a circa 30 chilometri a sud del confine turco – è stata sollevata la bandiera siriana. Lo Ypg, l’Unità di protezione popolare, braccio armato dei curdi siriani, e facente parte dell’alleanza delle Forze siriane sostenute dalla coalizione contro lo Stato islamico, ha ritirato le proprie milizie da Mambij, mentre l’esercito siriano è già entrato nella principale città settentrionale per la prima volta dopo sei anni.
Le milizie curdo-arabe erano appoggiate dall’Occidente contro il sedicente Stato Islamico. Ma ora che gli USA hanno annunciato il ritiro, e la Turchia un’offensiva contro di loro, sembra che non abbiano avuto altra scelta che affidarsi al dittatore siriano e difendere questi territori “dall’invasione turca”.
Il punto di vista della Turchia
Ankara preparava un’imponente offensiva di terra per liberare i territori settentrionali della Siria, in particolare i distretti di Manbji e Kobane, da organizzazioni terroristiche di matrice curda o jihadista. Infatti, lo Ypg viene considerato dalla Turchia il braccio armato del Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan. considerata organizzazione terroristica dagli USA, dall’UE (dal 2002, su pressione degli USA, sebbene ci siano gruppi di protesta che richiedono la rimozione dalla lista), dall’Iran e, ovviamente, dalla Turchia – ma non dalla Russia, dalla Cina e dalla stessa ONU.
Svolta nella guerra in Siria?
La notizia non è di poco conto dato che una sorta di alleanza tra curdi e siriani contro la Turchia potrebbe cambiare non solo gli assetti regionali della regione, ma anche gli equilibri politici internazionali. Infatti, le mire espansionistiche di Erdogan nella regione non sono viste di buon occhio da Vladimir Putin, suo attuale alleato. E le rassicurazioni della Turchia, ossia di mirare alle sole cellule terroristiche, non sembrano convincere la Russia. Non a caso, domani una delegazione turca sarà a Mosca per discutere degli sviluppi della situazione.
Nonostante sia stata quasi dimenticata da molti media occidentali, la guerra in Siria continua ad avere un ruolo rilevante nel complicato scacchiere geopolitico.
Domenico Di Maura