Banksy augura un Buon Natale, come sempre, a modo suo. Un’altra provocazione firmata Banksy è comparsa sul muro di un garage a Port Talbot, in Galles.
E’ lo stesso artista inglese, noto per la sua irriverenza e presa di posizione politica, a diffondere il nuovo graffito, a tema natalizio, sul suo profilo Instagram. Nella didascalia augura: “Buone Feste”. Ma cosa rappresenta l’opera? Perché ha scelto come bersaglio una piccola cittadina di 30 mila anime come Port Talbot?
L’opera dalla doppia faccia
Un bambino sorride, sotto un’apparente, bella, soffice nevicata. E’ un sorriso ingenuo, felice, natalizio. Il filmato, accompagnato dal sottofondo musicale di una vocina infantile che canta, evidenzia nel dettaglio le braccia aperte e la lingua di fuori, pronti a prendere e godersi quanti più fiocchi di neve possibili. A fianco a lui, uno slittino. Ma la realtà, in Banksy, non è mai quella che sembra. Infatti, non appena svoltato l’angolo del garage, si capisce l’origine di quella che, all’apparenza, sembrava esser neve.
Sono coriandoli di cenere provenienti da un cassonetto di spazzatura intento a prender fuoco. Così, un piacevole momento ludico, svela un’amara verità celata da una prospettiva volutamente non resa nota all’inizio. Ecco che ancora una volta, la street art di Banksy lascia molti punti interrogativi. Proviamo a svelarli.
Il significato dell’opera
Port Talbot, 30 mila abitanti circa, è uno dei luoghi più inquinati della Gran Bretagna. E’ divenuta famosa quando, lo scorso luglio, era stata invasa dalla polvere nera delle acciaierie, che aveva ricoperto, come un manto di neve, case e automobili. Quelle acciaierie che concludono, sullo sfondo, il video condiviso dall’artista. La neve è dunque una polvere sottile, tossica e cancerogena, con cui gli abitanti della cittadina devono convivere.
Port Talbot supera in aria inquinata addirittura Londra, addirittura Glasgow, addirittura Standford. Questo perché pullula di industrie siderurgiche: durante il trasporto del minerale di ferro verso le piante e la sua conversione in acciaio, le sue minuscole particelle e quelle del carbone bruciato per convertirlo fuggono nell’aria.
L’inquinamento è dunque il protagonista, nascosto, del graffito. Qualcosa di presente, ma che all’apparenza non si vede. Qualcosa che respiriamo, con cui ci rapportiamo quotidianamente, ma che lentamente ci uccide.
Ilaria Genovese