A Maurizio Diotallevi, l’uomo che uccise e fece a pezzi sua sorella nell’agosto 2017 a Roma, sono stati dati 15 anni di carcere.
La giustizia ha stabilito che Maurizio Diotallevi avrebbe sofferto di seminfermità mentale al momento del delitto e che per questo merita soltanto 15 anni di carcere, per il cruento omicidio di sua sorella, Nicoletta Diotallevi. All’epoca dei fatti Diotallevi, che viveva nell’appartamento insieme a sua sorella, dichiarò di essere arrivato al gesto estremo a causa delle continue prepotenze della donna. L’uomo lavorava da casa come informatico, ma aveva problemi economici.
Maurizio Diotallevi condannato a 15 anni per l’omicidio della sorella
Il delitto di Via Flaminia sconvolse l’intera città capitolina per le terribili modalità con cui si svolse e in cui venne ritrovato il corpo. Fu a causa di una ragazza rom che rovistava tra i secchi infatti, che vennero rinvenute le gambe di Nicoletta Diotallevi (sorella dell’assassino), tagliate con una sega e dipinte di blu perché somigliassero a quelle di un manichino.
Grazie alle telecamere di sorveglianza si arrivò presto al colpevole: Maurizio Diotallevi, un uomo che lavorava da casa come informatico e che, secondo le indagini, viveva sulle spalle di quella sorella minore che aveva così crudelmente trucidato.
Maurizio Diotallevi è infermo di mente?
L’uomo, stando a quanto riportato da Quotidiano.net, aveva dichiarato agli inquirenti:
“Erano due mesi che stavo pensando di ucciderla. Il mio è stato un raptus, mi umiliava in continuazione. Lei era appena rientrata da un viaggio in Svezia. Subito aveva ripreso a darmi ordini, a comandare come faceva sempre. A quel punto ho atteso che uscisse dal bagno e dopo che eravamo in salotto l’ho aggredita e strangolata con una cinta.”
Il pm Marcello Cascini aveva chiesto per Diotallevi una condanna a 27 anni, ma la difesa è riuscita a dimostrare che al momento del delitto l’uomo sarebbe stato seminfermo di mente.
Alice Antonucci