“Porno per bambini” non è una mostra. Porno per Bambini non è un gruppo musicale. Porno per Bambini non è un movimento alternativo scandinavo, né un ossimoro.
Porno per Bambini è probabilmente il sogno di un bambino “nell’animo”, talmente sensibile o furbo da ritenere che il modo migliore per presentare un’idea “originale” del sesso, debba avvalersi per forza di un messaggio scandaloso o semplicemente provocatorio.
Da qualunque parte si guardi il quadro, il risultato non coincide con le intenzioni, perché l’artista o per l’esattezza il disegnatore di questa mostra, preventivamente etichettata come oscena e deprecabile, non è riuscito neanche a dimostrare la confusione fatta tra personaggio ed esposizione.
Il nome della mostra di vignette su cartoncino bianco “Porno per Bambini” prevista alla Santeria Social Club di Milano, è un errore.
Questo è il nome d’arte del personaggio, i cui tratti caricaturali della matita non hanno permesso una differenza cognitiva tale da evitare il “vile accostamento”.
Ed è così che la mostra, prevista per il 13 dicembre, viene annullata, dopo aver suscitato un mare di indignazioni e polemiche; ma il nome di questo artista, fino a oggi sconosciuto, salta agli oneri della cronaca, diventando un altro bersaglio prediletto di politica e associazionismo pro-vita.
La mostra era in realtà una raccolta di schizzi che ritraggono, in maniera caricaturale, una serie di scene a sfondo erotico, alcune anche un po’ più spinte, ma volutamente ironiche. L’accostamento infantile era determinato esclusivamente dalla volontà di interpretare il sesso, attraverso disegni simili a quelli realizzati dai bambini.
Porno per Bambini mette in scena il dialogo con sé stesso, cercando di trattare i temi più intimi della sfera umana, con leggerezza e un po’ di Humor.
Più che l’intenzione, è stata la spiegazione a non essere arrivata in tempo, scatenando, oltre alle polemiche, anche la consueta valanga di accuse, offese e minacce di morte agli organizzatori e allo stesso artista, costretto a chiudere temporaneamente il suo account Facebook.
Gli stessi curatori hanno spiegato che si trattava d’immagini pedopornografiche, ma solo di un equivoco dovuto all’accostamento delle parole, porno e bambini, che appunto componevano il nome dell’artista.
Tutto ciò non è bastato a far placare gli animi di chi si era messo già in moto, a cominciare da Forza Nuova, per denunciare l’ennesimo “sdoganamento della pedofilia”.
Lo stesso partito di Fiore ha tirato in ballo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, responsabile di aver istigato, attraverso nuove teorie scientifiche, la masturbazione per i bambini da 0 a 4 anni e la visione di video porno per quelli da 6 a 9.
Sarebbe chiaro a una prima lettura che il messaggio non ha valore scientifico, ma diventa solo un suggerimento a parlare di sessualità non solo in negativo e con un linguaggio appropriato all’età. I bambini vengono sottoposti continuamente a stimoli sessuali di varia natura, da parte di tutti i media e questo sta generando in loro enorme confusione riguardo la scoperta delle proprie pulsioni fisiche.
Ma la politica non è mai stato il tempio della logica ed è per questo che, puntualmente le voci di dissenso travalicano le divisioni ideologiche, per riunirsi in un unico pantheon della moralità.
Una delle voci più influenti è stata quella della consigliera del Partito Democratico Sumaya Abdel Qader, che ha definito la mostra; “una schifezza per la quale qualcuno dovrà dare non poche spiegazioni”.
La vicenda in sé ha una doppia sfaccettatura: la prima è sicuramente dell’ingenuità dell’artista nel non essere riuscito a presentare la natura della mostra per quella che era in realtà, ossia un’esperienza personale dove lui stesso cerca di guardare la scoperta di sé, con lo sguardo che aveva da bambino; la seconda è l’eccessiva presunzione d’innocenza nel cercare si trattare l’evoluzione della sessualità, mettendo in campo i più deboli della società.
Non si tratta di moralismo o sdoganamento del sesso alternativo, ma di non pretendere che la gente capisca al volo il proprio messaggio, come se fosse il nuovo Vangelo del corpo umano; anche perché ci sarà sempre chi si ferma a leggere solo il titolo e ha già impartito la sentenza.
Fausto Bisantis