L’accesso ai musei gratis durante la prima domenica del mese è stata un’iniziativa assai criticata dai curatori museali e parte del mondo dei beni culturali; inoltre, nonostante i grandi numeri registrati sembra non incentivare maggiormente la frequentazione dei luoghi di cultura da parte dei cittadini.
Per questo il ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli, tra le varie promesse enunciate a inizio del suo mandato, si era prefissato di eliminare o quantomeno migliorare l’iniziativa #domenicalmuseo lanciata dal suo predecessore Dario Franceschini.
Questa proposta era nata con lo scopo di avvicinare al patrimonio culturale le persone per le quali il biglietto d’ingresso al museo risulta una spesa non sostenibile: e in effetti il prezzo d’ingresso intero per molti poli museali, anche di rilevanza nazionale, non scende solitamente sotto i dieci euro, fino ad arrivare ai venti euro richiesti per visitare gli Uffizi in alta stagione. Tale iniziativa mirava anche ad instaurare un rapporto di continua fruizione del patrimonio culturale anche negli orari di apertura normali.
D’altra parte però gli istituti museali già propongono tariffe agevolate per alcune categorie di visitatori o sconti vincolati a sottoscrizioni a programmi di fedeltà di catene commerciali convenzionate; esistono anche pacchetti in cui viene inglobato l’ingresso a più luoghi di cultura o mostre temporanee nella medesima città, venendo incontro alle esigenze dei turisti. Un esempio positivo di accessibilità sotto il profilo economico del patrimonio culturale è rappresentato dalla Tessera Abbonamento Musei Torino Piemonte che permette con un abbonamento annuale l’accesso gratuito in tutti i musei e le strutture associate localizzate in tutta la regione: la medesima iniziativa ha coinvolto anche la Lombardia, presentando un rapporto prezzo-offerta non poco trascurabile e certamente molto interessante.
Le modifiche di Bonisoli
La proposta dei musei gratis alla domenica di Franceschini per quanto encomiabile presentava comunque delle grandi debolezze, alcune delle quali esposte dal ministro Bonisoli. Innanzitutto, la #domenicaalmuseo intasava i traffici del pubblico, sovraccaricando i sistemi museali e non permettendo un’adeguata gestione del flusso di visitatori; l’iniziativa del ministero precedente, sempre secondo Bonisoli, non considerava affatto le particolarità dei contesti museali: in altre parole, gli Uffizi non sono paragonabili a realtà più ridotte ma non meno interessanti come il Museo Accorsi-Ometto o il Museo del Diario, differenti ciascuno per storia, finalità e risorse disponibili. Infine, l‘iniziativa dei musei gratis non garantiva affatto un ritorno del pubblico in aperture consuetudinarie, mostrando un rapporto saltuario tra visitatori e musei.
Come già accennato, la #domenicalmuseo ha incontrato forti critiche da parte degli addetti ai lavori già all’epoca della sua istituzione nel 2014 tramite la modifica del relativo decreto ministeriale.
La proposta di Bonisoli, infine, non sarebbe quella di abolire totalmente gli ingressi domenicali ai musei gratis, ma modificarla in modo di aumentare le occasioni di accesso gratuito al pubblico e fornire un minimo margine di libertà ai dirigenti museali. L’intenzione sarebbe raggiungere almeno 20 giorni all’anno di ingresso libero, così distribuiti: domeniche tra ottobre e marzo ed una settimana intera tra gennaio e marzo programmati dal Ministero, e otto giorni lasciati a discrezione dei direttori, con la possibilità di dividerli in un numero di ore per giornata, incanalando il flusso del pubblico in particolari fasce orarie. A ciò si aggiungerebbe anche l’idea di presentare una riduzione del biglietto d’ingresso ai giovani tra 18 e i 25 anni a due euro, esteso anche i giovani cittadini europei: “Tutti i ragazzi dai 18 ai 25 anni entreranno a 2 euro perché vogliamo incentivare e creare l’abitudine di andare al museo nei ragazzi” ha sostenuto il ministro, “che non hanno grandi mezzi economici, perché vedere una parte del nostro grande patrimonio culturale può aiutarli a crescere“.
Le perplessità del Consiglio di Stato
L’iniziativa presentata da Bonisoli tuttavia ha incontrato degli ostacoli di fronte al Consiglio di Stato, che come si legge nel documento ufficiale ha espresso perplessità sulla poca chiarezza di alcuni punti. Ecco alcuni estratti:
In primo luogo, non appaiono sufficientemente chiari gli obiettivi delle modifiche previste, né sembrano adeguatamente definite le modalità attraverso le quali potranno essere raggiunti. In particolare, non emerge chiaramente se l’obiettivo prioritario sia quello della riduzione dei costi della misura, o quello di una maggiore flessibilità dell’offerta di ingresso libero, oppure quello di assicurare la migliore gestione del flusso degli utenti anche a tutela dei beni culturali.
[…] In secondo luogo, in ordine alla individuazione delle nuove otto giornate di libero accesso (o fasce orarie di libero accesso in misura complessiva corrispondente) di cui al comma 2–bis , si osserva che non risultano definiti i criteri e le modalità in base ai quali i Direttori dei Poli museali regionali, e con riferimento ai musei ed istituti dotati di autonomia speciale i Direttori degli stessi, possano raggiungere l’intesa con la Direzione generale alla quale l’istituto o il luogo di cultura afferisce, né sono individuate le procedure che dovranno seguirsi in caso di mancato accordo tra i predetti soggetti.
Nel documento presentato al Consiglio di Stato inoltre è stato presentato un “aumento degli introiti” corrispondente a più di cinque milioni di euro, senza però che questa cifra sia sostenuta da dati e stime certificate.
Con riferimento ai profili finanziari dell’intervento, l’Amministrazione ha fornito delle tabelle, non corredate da elementi esplicativi, da cui emergerebbero “maggiori introiti” (rectius minori costi) a seguito dell’introduzione delle modifiche proposte per un ammontare di euro 5.353.930,26.
[…] Tuttavia, in merito a tali effetti positivi l’Amministrazione non fornisce dati, che invece sarebbero utili a fini della valutazione della portata delle modifiche proposte, considerato anche che la significatività delle simulazioni presentate si basa sull’ipotesi che i risultati in termini di introiti e visitatori registrati con le misure oggi vigenti non varieranno per effetto delle nuove misure previste.
I musei gratis sono un palliativo se utilizzati da soli
Sempre nella risposta fornita del Consiglio di Stato, si sottolinea come il Ministero non abbia previsto alcun accordo con gli enti locali in merito alla questione dei musei gratis. A ciò si aggiungerebbe la possibile sovrapposizione tra le agevolazioni per studenti universitari e giovani con la riduzione del costo del biglietto a due euro per quest’ultima fascia di popolazione.
L’ingresso gratis a musei o ad altri luoghi di cultura è un argomento molto discusso nel dibattito sulla gestione dei beni culturali: se infatti bisogna garantire la fruizione del patrimonio storico-artistico nazionale a tutti i cittadini, è innegabile però che tale patrimonio richiede ingenti investimenti in fatto di manutenzione, tutela e conservazione, ma non solo, perché anche la valorizzazione ha un suo costo: ormai i gestori di un museo devono adottare strategie tipiche dell’imprenditoria come campagne di marketing e relazioni con il pubblico; un esempio è l’importanza sempre maggiore della figura del Social Media Manager e dei mezzi di comunicazione digitale nella gestione di un istituto culturale. In Italia è molto oneroso adottare il modello British Museum, tenendo conto che la rete museale italiana è rappresentata in gran parte da piccoli istituti locali, che non possono competere con i poli più grandi e importanti. A ciò si unisce l’uso smodato del volontariato per far fronte alle necessità che dovrebbero essere prese in carico dai professionisti, oltre ad una continua svalutazione dei titoli di studio e della formazione professionale nel mondo dei beni culturali.
Infine, i musei gratis di domenica hanno dimostrato di essere un palliativo ma non una risposta prolifica al problema del disinteresse generale della cittadinanza per il proprio patrimonio culturale e in pochi casi possono essere un vero punto di partenza per la creazione di un rapporto continuativo tra popolazione e beni culturali, se non affiancati a progetti di coinvolgimento del pubblico: la scelta di Palazzo Madama di Torino di rinnovare le collezioni periodicamente, con l’esposizione di nuovi reperti può essere una mossa vincente, che porta le persone a visitare più volte la stessa struttura e riscoprire nuovi aspetti del medesimo museo; a questa si devono unire iniziative dirette al pubblico come laboratori, corsi od eventi studiati per target definiti, in modo da rendere non solo meta della gita domenicale perché l’ingresso è gratis, ma un luogo vivo e attivo tutti i giorni della settimana.
Barbara Milano