Nell’immaginario collettivo, è l’ottico che si occupa in generale di tutto ciò che riguarda la vista. In realtà non è così, ma vi sono diverse figure professionali che ruotano attorno a questo mondo. In Italia, l’ottico è qualificato come “fabbricante e assemblatore di dispositivi medici su misura”, ovvero vende al pubblico occhiali e lenti, soltanto su prescrizione del medico oculista (a meno che si tratti di occhiali protettivi o correttivi di semplici difetti). Quest’ultimo, è il medico specializzato che si occupa propriamente della diagnosi e terapia medica e chirurgica di malattie significanti del sistema visivo.
Tra di essi, vi è però una figura di fondamentale importanza, ossia l’optometrista. In pochi saprebbero definire di quale professione si tratta, ma è esattamente colui che valuta la capacità visiva dei pazienti e che svolge dunque l’attività di prima assistenza per i problemi della vista. Per l’esattezza, l’optometrista non è un medico, infatti esclude l’uso di farmaci e di interventi chirurgici, ma nel momento in cui avverte segnali di qualche patologia, è sua competenza indirizzare il paziente al medico oculista. Ciò non toglie però, che il ventaglio delle sue responsabilità sia decisamente ampio: infatti, oltre agli screening di eventuali patologie, gli optometristi hanno anche la possibilità di esercitare il Visual Training, ossia una “ginnastica oculare” specifica, che tramite degli esercizi aiuta a migliorare l’abilità visiva. Oltretutto, sono specializzati nella contattologia, quindi tutto ciò che è applicazione e controllo delle lenti a contatto. Anch’esso dunque si occupa dell’apparato visivo, ovvero di ciò che ci fa percepire l’80% delle informazioni sull’ambiente circostante, il che ribadisce la rilevanza di questa professione.
Tuttavia, spesso l’Italia viene definito il Paese dei paradossi, e ancora una volta riesce a darne prova: gli optometristi infatti non sono riconosciuti come professionisti sanitari, nonostante ve ne siano migliaia e siano tutti lavoratori che peraltro versano regolarmente contributi fiscali. Eppure, l’Italia non si può dire arretrata in questo settore: vi sono corsi di laurea molto validi riguardanti questa specifica disciplina, e possiamo vantare fabbriche d’eccellenza nel campo dell’ottica.
Anche in questo caso, in tutto il resto dell’Europa le cose vanno diversamente: tutti gli optometristi sono riconosciuti ed hanno le dovute garanzie, com’è giusto e logico che sia. C’è da dire che l’optometrista non ha alcuna intenzione di allargare il margine del proprio ruolo, ma chiede semplicemente che venga riconosciuta la sua professione, che al momento non gode di alcuna tutela. La normativa che regola questa professione risale a più di ottant’anni fa, ignorando qualsiasi sviluppo avvenuto in questo settore: vien da sé che sarebbe il caso di rimetterci mano.
Roberta Rosaci