A poco più di un mese dall’inizio delle prove che costituiscono la prima fase del tanto rinomato Esame di Stato, ad oggi molto pochi sono i pareri degli studenti resi noti: che la maturità sia un tasto dolente è noto, ma per quale motivo?
I giovani parlano di Esame di Stato e dunque di maturità come un qualcosa che gli sia imposta, che si deve fare necessariamente ma in pochi ne comprendono il senso reale.
L’Esame di stato è necessario per poter valutare al meglio le competenze acquisite negli anni coinvolti nella formazione del percorso scolastico. Per poter sostenere l’esame il singolo studente viene valutato dal consiglio di classe durante gli scrutini finali e, se ritenuto idoneo, qui ottiene il lasciapassare. Il tutto si articola in tre prove scritte, delle quali due a carattere nazionale e una ideata dalla commissione d’esame, e un colloquio orale di una durata minima di 45 minuti e massima di un’ora. Ogni scritto ha il valore di 15 punti, mentre l’orale di 30. Questo è tutto ciò che occorre sapere a livello teorico.
Tuttavia, cosa pensano i maturandi di tutto ciò? C’è chi afferma che sia una perdita di tempo e chi che non sia possibile ridurre un intero percorso di studi a poco più che tre fogli e un’oretta di chiacchiera. Sebbene ci siano coloro i quali sono preoccupati e profondamente in apprensione, molti altri, che costituiscono la maggior parte del popolo studentesco, non ci pensano perché proiettati nel futuro prossimo dell’università e nella lotta per l’ammissione alla rispettiva facoltà.
Oggigiorno il tasso di ansia presente tra i banchi di scuola è molto elevato e per questo molti studenti temono di fallire nella loro missione e di doversi accontentare di un voto di maturità non adeguato alla propria persona. Anche sul voto espresso in centesimi ci sarebbe una lunga discussione da affrontare perché visto come un’etichetta.
Maturandi, fatevi forza e non dimenticate che vedere di fianco al proprio nome un 100 o un 60 non vuol dire che la persona valga tanto: è solo un voto come tanti altri, è come quando all’asilo la maestra diceva che avevi giocato bene e per questo eravate “Bravissimi” con la penna rossa.
Non perdete la speranza nel futuro, non perdiamola, perché il mondo è qui proprio come lo siamo noi. Buona fortuna a tutti e buona fortuna anche a me che sono tra i banchi come voi!
Maria Giovanna Campagna