L’anno prossimo arriveranno a scadenza 200 miliardi di debito pubblico italiano. Dovremo cioè restituire 200 miliardi di euro, a chi ce li ha prestati. E come si fa a trovare 200 miliardi visto che non siamo in grado nemmeno di trovarne uno?
Le opzioni sono tre: o non li restituiamo, o proviamo a restituirne sono una parte, oppure troviamo qualcuno che ce li presti.
Le prime due ipotesi sono ovviamente impraticabili: significherebbe dichiarare fallimento: lo Stato cioè non potrebbe più pagare poliziotti, insegnanti, medici, ospedali, strade, nulla. Milioni di licenziamenti, fame, morte, distruzione.
Resta il prestito per pagare il prestito pubblico.
E chi ce li presta 200 miliardi? In teoria dovrebbe farlo il mercato: cioè investitori esteri e italiani che, fidandosi della parola e della stabilità dell’Italia, ti prestano oggi i loro soldi con la promessa di vederseli restituire in futuro, con il guadagno di x interessi.
Il problema è che già ad agosto, quando cioè non era ancora esploso il caso deficit al 2,4% e lo spread non era schizzato a quota 340, gli investitori stranieri si erano già sbarazzati di quasi 60 miliardi di debito pubblico italiano. Complotto? No: semplicemente le stronz*te sparate ogni giorno da Salvini e Di Maio per prendere voti, spaventano e allontanano quelli che ci danno l’ossigeno per vivere.
Gli investitori stranieri insomma hanno già fatto capire di non volere più il debito italiano che già hanno, figurarsi se vogliono accollarsi altri 200 miliardi.
Che si fa quindi? Per riparare a mesi di stronz*te, il Tesoro potrebbe offrire agli investitori tassi di interesse (quindi guadagni) talmente alti da convincerli a tornare. Il Tesoro dovrebbe cioè alzare lo spread. Ma questo abbiamo visto, non fa tanto bene.
Restano quindi le famiglie italiane, a cui Salvini vuole piazzare quello che gli altri – chissà come mai – non vogliono più.
Ma c’è un’ultima ipotesi: vendersi al miglior offerente. Fare dell’Italia una colonia di Putin o di Trump. Per ora Salvini è già andato in Russia a chiedere aiuto. E Putin ha detto che potrebbe darci una mano (quello che però vuole in cambio, non lo dice, ma a buon intenditor…).
Il problema è che la Russia è più povera di noi: molto più povera, con un Pil pro-capite che è un terzo di quello nostro. La nostra sovranità potrebbe quindi essere ceduta a Putin anche per poco, tipo una decina di miliardi. In attesa di Trump.
E’ il prezzo da pagare quando un intero popolo crede che la politica sia una questione di slogan e felpe.
Dasvidania.
(significa arrivederci in russo. Meglio portarsi avanti col lavoro).