Razzismo. Liliana Segre propone commissione anti-odio per combattere la fascistizzazione del senso comune. “Io che sono stata vittima dell’odio dell’Italia fascista sento che, dopo anni, sta ricrescendo una marea di razzismo e di intolleranza che va fermata in ogni modo: oggi una Commissione parlamentare è più necessaria che mai“.
Le dichiarazione della senatrice a vita
L’odio non è un fatto di questi giorni: dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, i vinti per anni tennero per sé certi discorsi. Ma la storia è terribile, rende tutti dei vinti: e certi discorsi tenuti nascosti riemergono, il tempo passa, i testimoni muoiono, e ritornano alla luce i sentimenti più osceni.
Così Lilliana Segre, testimone della Shoah e senatrice a vita, in una conferenza stampa spiega la necessità dell’approvazione di un disegno di legge che istituisca una commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo e antisemitismo, di cui è prima firmataria.
La realtà ci consegna una lista quotidiana di atti inqualificabili. Bisogna lavorare contro la fascistizzazione del senso comune che sta appena un gradino sopra l’indifferenza che 80 anni fa ha coperto di vergogna l’Italia fascista.
La vergogna a cui la senatrice fa riferimento è chiaramente l’approvazione delle leggi razziali in Italia nel 1938.
La Segre, inoltre, accenna al web come ad un “veicolo d’odio estremamente pericoloso“, soprattutto a causa del suo linguaggio sempre più violento.
Per quanto riguarda il principale compito di questa commissione, la senatrice precisa: “L’intento è creare meccanismi tali da ‘isolare’ le insopportabili manifestazioni di odio capillarmente diffuse – sottolinea Segre – attraverso i vari mezzi di comunicazione e in particolare sul web che è, lo voglio ricordare, il più ampio bacino di odio e di intolleranza presente sul pianeta“, e aggiunge “Noi chiediamo i fatti, non più le parole. Per prima la politica ha il dovere di insegnare alle persone come comportarsi e non fomentare l’odio“.
Le dichiarazioni di Emma Bonino
Insieme a Liliana Segre, nella sala Caduti di Nassirya, l’altra senatrice a vita, Elena Cattaneo, Loredana De Petris (Leu), Milena Santerini ed Emma Bonino. In particolare, quest’ultima ha dichiarato “È vero che la storia non si ripete in forme uguali, ma oggi assistiamo nel linguaggio a tabù che vengono sdoganati da alcune istituzioni del nostro Paese. Le manette non le mette il ministro dell’Interno, ma la magistratura… E sento parlare di limitare i poteri del Presidente della Repubblica. Mi preoccupo e penso che si stanno mettendo in discussione le basi elementari della democrazia liberale come l’abbiamo conosciuta fino a oggi.”
La senatrice di +Europa fa notare che mancano le firme di senatori di diversi altri gruppi, sia di maggioranza che di opposizione: “Vorrà dire che faremo un giro ulteriore per chi era distratto, magari farà mente locale…“, afferma l’ex ministro degli Esteri, che a proposito del percorso parlamentare prevede che “non sarà facile. Ci auguriamo che altri colleghi firmino il ddl“.
La commissione anti-odio è davvero così urgente?
A dispetto di quanto dichiarava qualche mese fa il ministro dell’Interno Salvini, ovvero dell’inesistenza di un allarme razzismo in Italia e, al contrario, coerentemente con la dichiarazione – successiva a quella di Salvini – dell’Alto commissario per i diritti umani Michelle Bachelet, Liliana Segre sottolinea la necessità di una istituzione che possa contrastare un fenomeno che dal governo viene perlomeno sottovalutato o, talvolta, addirittura ignorato.
Si può anche essere contrari a ritenere urgente una commissione di questo tipo. Che i problemi sono altri… Che poi, quando qualcosa non interessa, i problemi sono sempre “altri” (anche se non si sa quali).
Tuttavia, non si può negare che le parole della senatrice a vita siano verosimili, e rispecchiano la situazione di un Paese dove ognuno sembra poter dire quello che vuole rimanendo impunito. E, infatti, l’obiettivo di istituire una commissione di questo tipo è diretta conseguenza di questo clima di impunibilità che si è creato nel Paese.
Domenico Di Maura