Marco Cappato in udienza davanti alla Corte Costituzionale. Come esponente della associazione Luca Coscioni, che si batte per la libertà di ricerca e di cura, Cappato verrà giudicato per istigazione e aiuto al suicidio.
Ricordiamo brevemente la storia di dj Fabo che, a seguito di un grave incidente, si è ritrovato cieco e tetraplegico. La sua vita era costretta in un letto, nel buio, senza la possibilità di essere autonomo. Lui stesso la definiva una non-vita e fu proprio lui a chiedere insistentemente di poter scegliere l’eutanasia. Siccome in Italia è una pratica illegale, Marco Cappato si è offerto di accompagnare Fabiano Antoniani, alias dj Fabo, in una clinica svizzera. Qui Fabiano trovò la dolce morte il 27 febbraio del 2017.
La compagna di Dj Fabo: ‘Non condannate Cappato’
Al termine dell’udienza pubblica Valeria Imbrogno, compagna di Fabiano, si è espressa a favore di Cappato, auspicandosi che la corte Costituzionale ‘abbia la giusta apertura mentale’, per aiutare tutte le persone che vivono dei drammi simili a quelli vissuti da Dj Fabo. Ricordiamo che Cappato finì sotto processo già a febbraio, davanti alla Corte d’assise di Milano che però rimandò tutto alla Consulta, per valutare l’art. 580 del codice penale su istigazione e aiuto al suicidio.
In pratica attualmente il Governo si è costituito come difensore di questa legge. Queste le parole di Cappato:
Avevo capito che tra gli obiettivi di questo governo ci fosse la rapida e certa trattazione delle leggi di iniziativa popolare. Noi da 5 anni attendiamo l’intervento del legislatore sulla nostra legge di iniziativa popolare per l’eutanasia legale.
Aiuto al suicidio: l’auto-denuncia di Cappato
Un’altra considerazione importante che Cappato fa dopo l’udienza riguarda l’importanza di aver agito alla luce del sole, come ha fatto Dj Fabo. Questo ha consentito di sollevare il problema e lo stesso Cappato si è auto-denunciato per aver compiuto una sorta di ‘disubbidienza civile’, seguendo quella che era la sua morale nei confronti di Fabiano. Quindi il leader dell’associazione Coscioni dice che accetterà con rispetto e serenità qualsiasi decisione della Corte. In aula anche Mina Welby, moglie di Piergiorgio Welby che lottò fino allo stremo delle sue forze per il diritto all’eutanasia e contro l’accanimento terapeutico.
Simbolo di una lotta profonda, Welby, militante del Partito Radicale, chiese ripetutamente e a gran voce di esser lasciato morire. Ammalato gravemente, la sua situazione andò peggiorando fino a che il 20 dicembre 2006 il suo medico, Mario Riccio, staccò il respiratore che teneva in vita Welby. La musica di Bob Dylan incorniciò, per volere di Welby, la fine della sua esistenza. Questo caso andò a colmare almeno in parte il vuoto legislativo in merito alla delicata questione. Il dott. Riccio fu scagionato definitivamente dall’accusa di omicidio nel 2007.
Da allora in molti lottano per legittimare questa scelta e molti altri scelgono le vie del silenzio e si recano all’estero per cercare la dolce morte.
La decisione della Corte Costituzionale
L’attesa è stata lunga, ma ne è valsa la pena: la Corte Costituzionale ha deciso di rinviare la sentenza sul caso Dj Fabo al 24 settembre 2019, il motivo sta nella mancanza di una legislazione vera e propria relativa all’eutanasia legale. Per questo motivo, la Consulta ha concesso al Parlamento un anno di tempo per legiferare su uno dei temi più dibattuti degli ultimi anni.
Il protagonista di questa triste e travagliata vicenda, Marco Cappato, ha dichiarato:
“La Corte ha riconosciuto le nostre ragioni. E’ un risultato straordinario, arrivato grazie al coraggio di Fabiano Antoniani. E’ dunque di fatto un successo, un altro, dopo la vittoria sul biotestamento, di Fabo e della nonviolenza, oltre che delle tante persone malate che, iniziando da Luca Coscioni e Piergiorgio Welby e finendo con Dominique Velati e Davide Trentini, in questi 15 anni hanno dato corpo alle proprie speranze di libertà. Ora il Parlamento ha la strada spianata per affrontare finalmente il tema, e per discutere la nostra proposta di legge di iniziativa popolare per l’eutanasia legale, come sta accadendo nel Parlamento spagnolo”.
Riusciranno Camera e Senato a redigere ed approvare una legge in grado di tutelare e regolarizzare il fine vita, nel giro di un anno?
Marta Migliardi