Frane, alluvioni, inquinamento atmosferico, in una parola i cambiamenti climatici, sono tra i pericoli più temuti non solo per i cittadini e per la loro incolumità, ma anche per il nostro patrimonio storico-artistico.
Le modificazioni del clima, che negli ultimi anni si sono manifestate in modalità particolarmente violenta, stanno incidendo in maniera significativa sullo stato di conservazione di luoghi e siti che da secoli sono meta di destinazione per turisti e amanti del bello.
E in questo quadro decisamente poco confortante, l’Italia rischia di avere un triste primato per luoghi d’arte a rischio estinzione.
Allarme cambiamenti climatici e la Conferenza di Parigi
L’allarme sui cambiamenti climatici non è certo una novità.
Nel 2015 a Parigi i principali stati mondiali se ne sono occupati nella Conferenza sul clima, nel corso della quale si è sancita l’intenzione della massima cooperazione di tutti i paesi con l’obiettivo di accelerare la riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra.
Ma si sa che tra le intenzioni e le azioni non sempre vi è un’effettiva corrispondenza.
La realtà è che, a tre anni di distanza, l’Unesco lancia di nuovo il grido di allarme: sono 37 i siti che affacciano sul Mediterraneo a rischio alluvione e 42 a rischio erosione costiera.
Parliamo di città come Venezia, Napoli, Ferrara, Genova, Pisa o siti naturalistici e archeologici come le Cinque Terre, la Costiera Amalfitana, Paestum, tanto per citarne alcuni.
Il progresso, la sovrappopolazione, il fabbisogno energetico della popolazione mondiale hanno inciso in modo progressivo dagli anni ’80 del XX secolo in avanti su moltissimi fattori della nostra vita, modificando il pianeta in modo irreversibile.
Ma se tornare indietro non è possibile, ci si potrebbe almeno proiettare nel futuro in modo più consapevole.
Gli studi, i protocolli, le possibili soluzioni sono state messe sul tavolo, ora si tratta della volontà politica di applicarli.
Quali soluzioni possibili?
Nei prossimi decenni i cambiamenti climatici continueranno ad esserci e probabilmente le future generazioni vedranno panorami differenti da quelli che siamo abituati a conoscere, ma quanto del nostro patrimonio riusciremo a trasportare nel futuro dipenderà sia dalla effettiva applicazione del Patto sul Clima, sia dalla capacità di resilienza delle nostre città.
Serve un ulteriore sforzo ed impegno da parte di tutti gli attori principali.
E se da una parte è necessario che vi sia un elevato livello di preparazione nella prevenzione e gestione del rischio, dall’altra forse qualche vera scelta di campo su che pianeta vogliamo consegnare ai nostri figli e nipoti, sarà arrivato il momento di farla.
Federica Nobilio