Lo scorso 12 ottobre la Suprema Corte di Cassazione ha condannato Massimo Giuseppe Bossetti per l’omicidio di Yara Gambirasio.
Il muratore di Mapello condannato in primo grado a Bergamo, nel 2016 e in appello, il 30 giugno 2017 a Brescia, è, per la Legge, il solo responsabile della morte della 13enne di Brembate di Sopra. Arrestato il 16 giugno del 2014, il muratore di Mapello era allora incensurato.
La sentenza di Cassazione è stata pronunciata verso le ore 22.15 del 12 ottobre, respingendo i ricorsi degli avvocati difensori, Salvagni e Camporini, valutandoli ‘inammissibili’.
Dopo la sentenza di Cassazione
Quello del 12 ottobre è stato un verdetto importante. Al centro di tutto la prova regina, il DNA. La condanna definitiva di Bossetti potrebbe cambiare l’utilizzo di questa prova nei processi in Italia. Appena gli organi di stampa hanno dato la notizia dell’inammissibilità del ricorso di Bossetti, ad insorgere sono stati in primis i detenuti.
Ripresi all’esterno del carcere di Bergamo dalle telecamere di Quarto Grado, i carcerati hanno fatto sentire il loro disappunto urlando ‘Giustizia’ e dando fuoco ad un oggetto. L’inviato Remo Croci ha documentato la rivolta dei detenuti. Ma anche illustri avvocati del calibro di Carlo Taormina hanno dichiarato che il ricorso ‘era del tutto ammissibile’. Tra qualche mese conosceremo le motivazioni della Cassazione.
Un caso mediaticamente molto dibattuto e complesso. L’assenza di una relazione comprobata tra vittima e carnefice e il più grande campionamento di DNA mai avvenuto in Italia, hanno reso la vicenda protagonista di salotti televisivi, più o meno affidabili, e dell’opinione pubblica divisa tra innocentisti e colpevolisti.
Bossetti, lettere dal carcere
Anche se le dinamiche restano ancora poco chiare, per la legge Bossetti e l’unico colpevole. L’uomo, però, si è sempre dichiarato innocente ed estraneo alla vicenda, tanto da rifiutare il rito abbreviato. Saputo del verdetto Massimo Bossetti ha inviato una lettera ai genitori della povera Yara. La lettera, come spiega il suo avvocato, Claudio Salvagni, era già stata scritta, ancora prima che la Cassazione si esprimesse. A nessuno è dato sapere il suo contenuto che rimarrà una comunicazione privata tra lui e la famiglia Gambirasio.
Verso la Corte Europea
Bossetti potrebbe essere trasferito nel carcere di Bollate. La sua unica richiesta è quella di poter lavorare. Il giorno dopo la sentenza ha incontrato a colloquio la moglie, Marita Comi, dalla quale ha avuto tre figli.
I suoi avvocati, Claudio Salvagni e Paolo Camporini non escludono, una volta lette le motivazioni, di ricorrere alla Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU), come del resto hanno già fatto, sempre per citare un caso mediaticamente dibattuto, Sabrina Misseri e Cosima Serrano. Il ricorso delle due donne, accusate dell’omicidio della 15enne Sarah Scazzi, rispettivamente cugina e nipote, è stato accettato dalla Corte Europea, che ha recentemente notificato l’ammissibilità del ricorso contro la condanna definitiva all’ergastolo.
Marta Migliardi