Perché i richiedenti asilo, invece di rischiare la vita attraversando il Mediterraneo sui barconi, non prendono l’aereo? Perché questi disperati marciano per chilometri per giungere in Europa, quando potrebbero essere benissimo ospitati da altri Paesi sicuri, ma ben più vicini a quelli di partenza?
In buona fede o in malafede, molti di noi si son posti queste domande. E la risposta ad esse è che un richiedente asilo non ha alternative. E questo per svariate ragioni.
Passaporti e visti
“I migranti che vengono qui sono tutti clandestini, sono irregolari. Quando noi italiani migravamo nelle Americhe avevamo i documenti!”
Questa è una delle frasi che si sente dire spesso da chi è contrario all’immigrazione clandestina, e che spesso pure ignora la differenza tra migrante, richiedente asilo, rifugiato e profugo. Tuttavia, non tutti sanno che ottenere i documenti necessari per salire in un aereo – passaporto e visto – in alcuni Paesi è impossibile ottenerli per un perseguitato o un prigioniero politico. Infatti, in un Paese dittatoriale come l’Eritrea per esempio, l’autorità centrale o non lo rilascia affatto alle persone che perseguita, o lo rilascia solo in particolari condizioni: in Eritrea c’è il servizio militare obbligatorio per tutti gli uomini e le donne dai 17 anni in poi, a tempo indeterminato e nessuno può avere un passaporto prima dei 60 anni per questo motivo. Oppure, in alcuni Paesi come il Rwanda, il passaporto costa circa 50 €, decisamente troppi visto che più della metà del Paese guadagna meno di 2 dollari al giorno.
In breve: niente passaporto, niente aereo.
In altri Paesi, come il Pakistan ad esempio, non è impossibile ottenere un passaporto, ma è molto difficile ottenere un visto, anche quello turistico. Infatti, un cittadino pakistano dovrebbe pagare una tassa costosa, presentare numerosi documenti all’ambasciata italiana – o del Paese dove vuole andare – e dimostrare di avere garanzie finanziarie – come polizze assicurative – che possano sostenerti finanziariamente durante il soggiorno. Insomma, solo un cittadino ricco potrebbe farcela ad imbarcarsi in un aereo. Senza contare il fatto che se si è un perseguitato non si avrà né tempo né denaro per tutto ciò.
La matassa di convenzioni e protocolli per rifugiati
Continuando con l’esempio del cittadino pakistano, in teoria potrebbe andare in ben 33 nazioni senza visto. Quindi, perché non chiedere lo status di rifugiato in quei Paesi e non in Europa? Per motivi legati al diritto internazionale e alla geografia. Infatti, la domanda di protezione può esser fatta soltanto nei Paesi che hanno ratificato la Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati. Quindi, per esempio, non potrebbe chiedere protezione in Nepal – Paese decisamente più vicino rispetto all’Europa – perché non ha firmato tale Convenzione, e non ha nessuna forma di tutela dei rifugiati. A questi Paesi bisogna togliere anche quelli che non hanno ratificato il protocollo di New York del 1967, che estendeva il diritto di protezione senza limitazione geografiche. Per esempio, se un Paese non ha ratificato quel protocollo, potrebbe garantire protezione solo ad un europeo dato che, in origine, la Convenzione di Ginevra era stata pensata solo per agli sfollati europei della Seconda Guerra Mondiale. Per questo motivo, in alcuni Paesi le domande di asilo sono esaminate dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR).
Rispetto dei trattati internazionali e problemi finanziari
Come se non bastasse, oltre a questi cavilli burocratici bisogna considerare che non vi sono sanzioni per chi non rispetta questi trattati internazionali. Dunque, si tenderà a spostarsi verso l’Unione europea, più rispettosa dei diritti umani e delle convenzioni rispetto ad altri Paesi.
Infine, alcuni Paesi al di fuori dell’Europa, pur avendo ratificato tutti i trattati, non possono garantire materialmente ed economicamente la protezione dei rifugiati. È il caso dell’Armenia che ha chiesto un aiuto da 3 milioni di euro all’Unione Europea per provvedere materialmente a migliaia di rifugiati siriani. Tuttavia, non sempre l’aiuto viene concesso, e quindi per un rifugiato non conviene fare domanda di asilo in questi Paesi.
L’ipotetico viaggio di un cittadino pakistano
L’itinerario di un cittadino pakistano potrebbe essere il seguente prima di arrivare in Italia:
Iran: protezione non garantita perché non ha ratificato i protocolli.
Iraq: sebbene abbia firmato sia la Convenzione che i protocolli, non vengono rispettati dai tempi di Saddam Hussein.
Arabia Saudita: non ha firmato la Convenzione.
Egitto: sebbene abbia firmato entrambi i trattati, la protezione viene garantita dall’UNHCR, i cui mezzi sono molto limitati.
Libia: non ha firmato la Convenzione.
Italia: Ha firmato la Convenzione di Ginevra del 1951 e tutti i protocolli. Garantisce numerose forme di protezione.
Ricordiamo che questo lungo viaggio viene fatto anche se, quando arriverà in Italia, la sua richiesta potrebbe essere respinta.
Dunque, quando leggiamo di sbarchi, attraversamenti illegali di frontiere e di statistiche, non dimentichiamo le cause che hanno portato a questa situazione e che tutti i richiedenti asilo vogliono raggiungere l’Europa perché, nei fatti, non hanno nessun’altra alternativa.
Domenico Di Maura