Che ne è stato di quei sogni che hanno accompagnato la nostra infanzia? Cosa ci sta succedendo?
Io, tu, noi siamo stati piccoli, spensierati e pieni di sogni. Poi crescendo, chi a 10 e chi a 13 anni, abbiamo pensato che nel mondo che ci circondava qualcosa era brutta e qualcosa era bella ma che, noi, l’avremmo cambiata. Avremmo avuto un lavoro che ci sarebbe piaciuto e che ci avrebbe fatto guadagnare tanti soldi.
Capivamo già, a quella età, che con i soldi non chiedi permesso: la fila si apre innanzi a te. Cominciavamo ad essere spocchiosi e presuntuosi. Sì, ma pensavamo che crescendo ne avremmo avuto diritto, perché avremmo dato a chi non ha e avremmo riparato tanti torti. Credo che da piccoli si è tutti socialisti, piccoli socialisti sognatori. E si sogna di uscire dalle finestre volando. Si sogna di incontrare solo gente bellissima e, come noi, buona e intelligente.
Qualche volta incontravamo il bullo a scuola ma sapevamo che lui sarebbe diventato un umile operaio e noi … avvocati, scrittori, architetti. E questo ci ricompensava delle amarezze giornaliere, dei piccoli sgarbi quotidiani.
Poi, improvvisamente, passati gli anni e poi i decenni, talvolta, ci siamo soffermati a guardare il nostro presente e ci siamo resi conto che non tutto era in fase rispetto ai nostri sogni, alle nostre proiezioni sul futuro. Ma abbiamo preso tempo sicuri che la fasatura sarebbe arrivata.
Come può chi ha studiato, si è impegnato, sacrificato non raccogliere quanto gli spetta? Vero è che la nostra amica, terminato il liceo, è entrata in banca ma si sa, resterà cassiera e poi … suo padre era bancario. L’amico, dopo il diploma, ha fatto il concorso in polizia. Ma anche lui: come vivrà col suo misero stipendio? Qualcuno ha trovato posto nell’ufficio di un patronato o di una segreteria politica.
Tutta gente che si arrende, abbiamo pensato. E gli anni sono passati. La laurea è arrivata. Certo amici di infanzia lottano tutto il giorno nel loro negozietto con fisco, banche e fornitori ma noi abbiamo il pezzo di carta. Prima o poi arriverà il concorso e la fasatura tra il sogno e la realtà sarà obbligatoria. Funziona così il mondo. Intanto qualche mese di Call Center potrà solo iniziarci al mondo del lavoro, alcuni mesi di praticantato senza retribuzione sono necessari per conoscere i meccanismi reali del mondo del lavoro.
Per il necessario di ogni giorno e qualche extra i genitori e i nonni mica faranno storie. Piano piano, qualcosa dentro di noi da insofferenza, avvertivamo, si trasformava in amarezza. Il poliziotto, intanto, aveva fatto il mutuo ed aveva comprato casa, cosi l’applicato di segreteria in regione, l’infermiere e l’impiegato all’ACI.
Insomma tutti quelli che al banco delle scommesse della vita avevano puntato la fiche del diploma sembrava che avessero trovato, nelle pieghe di leggi e circolari, il meccanismo dell’avanzamento di carriera e … di stipendio. Quel pezzo di carta che molti credevano sufficiente per accedere all’ascensore sociale che avrebbe portato ai piani alti della società si è pian pianino rivelato foriero di “eccessiva qualificazione” ovverossia l’impedimento per vedere accettato un curriculum pieno di titoli formativi.
E siccome nessuno ha colpa di niente arriva la dannata crisi. Arrivano i licenziamenti. Il mondo si riempie di concorrenti disposti a fare di più anche se pagati di meno. Poi arriva la politica che per salvare se stessa decide di abbassare tutele, diritti … E il mondo vede arrivare un’altra marea di licenziati. Qualcuno, pochi in verità, prende l’aereo e va a collocarsi all’estero dove la formazione è l’unico biglietto da visita e poco vale la telefonata di presentazione. Che se c’è accorcia la trafila ma lo stipendio è sicuro nella quantità e nella qualità.
E ora quanti si trovano a pensare a quando si era bambini con i nostri sogni e la nostra voglia di cambiare il mondo, di riparare torti e costruire case…aggratis?
Il mondo è cambiato lo stesso non nella direzione che tu prevedevi. Ora c’è un voucher per pagare le tue tre ore. Non hai un titolare, ma un moderno schiavista. Tranquilli tutto legale, al potere sta bene così: i loro figli non suonano a campanelli dove, prima, il trillo di un telefono non li ha annunciati.
Arriveremo alla meta con il blocchetto mensile dei buoni per la spesa: 30 buoni per generi di prima necessità giornaliera. Perché della pensione rimarrà solo un vago ricordo. E ci sveglieremo la mattina chiedendoci allo specchio: “ Ora a settantacinque anni che ne è stato dei nostri sogni? “
Carlo Mocera
Mi sono laureata in architettura a 25 anni, ora che ne ho 30 (senza gratificazioni, senza lavoro, senza stipendio) mi sento già vecchia, sfiduciata, sconfortata e molto molto delusa. Forse anche un po’ da me, che non ho saputo scegliere bene per me ed ora mi ritrovo con una bella laurea ma che non mi serve a nulla. Mi sento molto triste.
Sono spiacente di avere smosso terra che forse era compattata dalla sfiducia nel presente. Non era il mio intento volevo solo essere concime perchè la pianta potesse dare frutti colorati ed odorosi. Era. negli intenti, solo un allarme a chi ha ancora tante scelte davanti a sè. Le auguro di fare la migliore e di ottenerne i frutti che il Suo sacrificio merita. Con un augurio di prossima svolta professionale, Carlo Mocera.