Dividere casa propria con gli immigrati, impensabile per molti, fattibile per qualcuno. Dopo l’esempio di Antonio Silvio Calò, professore di storia e filosofia di Treviso, che da oltre tre anni condivide la sua abitazione con sei profughi e che per questo sarà premiato in autunno come Cittadino Europeo dell’anno 2018, un’altra storia di accoglienza migranti fra le mura domestiche. Anche questa volta la protagonista è un’insegnante, si chiama Elisa Roncoroni e vive a Montano Lucino, comune di circa 5.200 abitanti della provincia di Como.
L’Onlus Refugees Welcome Italia
Questa professoressa è sposata e ha due figlie piccole, Rachele e Ludovica. Sei mesi fa ha accettato di partecipare al programma dell’Onlus Refugees Welcome, che ha l’obiettivo di promuovere e facilitare un nuovo modo di fare accoglienza migranti:
“Crediamo che l’ospitalità in famiglia sia il modo migliore per facilitare l’inclusione sociale dei rifugiati nel nostro Paese, contribuendo più di ogni altro intervento al superamento della dimensione di vulnerabilità e disagio e favorendo l’espressione delle potenzialità personali, la partecipazione e il raggiungimento del benessere.
L’accoglienza in famiglia può essere, per il rifugiato, un momento decisivo del percorso verso la piena autonomia: vivere con delle persone del luogo è il modo migliore per entrare a far parte di una comunità e conoscere più velocemente il contesto sociale e culturale del Paese ospitante. Il rifugiato potrà creare più facilmente una rete di rapporti sociali, migliorare la conoscenza della lingua, riattivare risorse umane e professionali, investire in un proprio progetto di vita: riprendere a studiare, trovare un lavoro, frequentare un corso di formazione professionale.
Promuoviamo un modello di accoglienza che, proprio perché basato sullo scambio, l’incontro e la conoscenza reciproca fra rifugiati e cittadini italiani, può contribuire a combattere pregiudizi, discriminazioni e luoghi comuni. L’accoglienza in famiglia fa bene a tutti: non solo ai rifugiati, ma anche ai cittadini che decidono di aprire le porte della propria casa. Chi ospita in casa un rifugiato ha l’opportunità di conoscere una nuova cultura, aiutare una persona a costruire un progetto di vita nel nostro Paese, diventare un cittadino più consapevole e attivo, attivare nuovi legami di comunità”.
La storia di Musa: profugo accolto nella famiglia di Elisa Roncoroni
La professoressa Elisa Roncoroni ha deciso di accettare questa sfida e ha accolto nella sua abitazione Musa Jobateh, un ragazzo originario del Gambia di 22 anni. Musa è in tutto e per tutto parte di questa “famiglia allargata”, prima di giungere nella sua nuova casa è stato per tre anni in Italia, nei centri di accoglienza, frequentando la scuola media e ottenendo il diploma di licenza media. Ma, una volta avuti i documenti, ha perso il diritto di rimanere nei centri di accoglienza per richiedenti asilo; difatti, per lo Stato, raggiunto l’obiettivo del permesso di soggiorno, i profughi vengono ritenuti autonomi e pronti a cercare casa e lavoro. Purtroppo non è così e proprio per questo associazioni come la Onlus Refugees Welcome si danno da fare per garantire loro una giusta integrazione nella società. Elisa Roncoroni li ha contattati e dopo un periodo di accoglienza iniziale ha deciso assieme al marito di rinnovare l’ospitalità per questo ragazzo.
Come racconta nell’intervista, inizialmente lei e suo marito erano preoccupati per come le bambine potessero rapportarsi con Musa. Ma non perché avessero paura di lui o lo ritenessero pericoloso per le loro figlie, bensì perché questo ‘fratello’ acquisito è giunto in casa da un giorno all’altro e una persona nuova sconvolge la normale routine di una famiglia. Però, come spesso succede, i bambini sanno essere migliori degli adulti e così è stato anche per Musa con le loro figlie. Una di loro (Rachele) ha detto al ragazzo che loro sono uguali e lui ne è stato felicissimo, sentendosi davvero accolto e amato. Lei lo ritiene un membro della sua famiglia e sempre lo sarà, anche quando lascerà la loro casa (che è anche la sua) per cercare un appartamento per sé e costruirsi un futuro. Ora lui frequenta la scuola serale e lavora come cameriere. Del passato Musa preferisce non parlare, il viaggio per venire in Italia è stato lungo, faticoso e “pieno di ferite”.
“Da quando lo abbiamo ospitato è in regola, ha tutti i documenti a posto. Ha il permesso di soggiorno per protezione umanitaria, per cui lui a tutti gli effetti non è più profugo, ma può vivere tranquillamente in Italia come un italiano”.
Riguardo a quanto sta succedendo in Italia e al modo in cui il nuovo governo si pone nei confronti dei migranti, Elisa Roncoroni dice:
“Dal mio punto di vista è molto triste, perché ovviamente la nostra esperienza è molto positiva e credo che aprire le braccia, le porte e la mente a chi pensiamo essere diverso e anche in difficoltà è la chiave del successo, o meglio è ciò che permette veramente di integrare queste persone nella società italiana. Chi oggi fa delle proposte per alzare muri, chiudere porti, le fa senza conoscere forse veramente le persone di cui sta parlando”.
Critiche contro chi accoglie migranti in casa propria
Quanto fatto dal professore Antonio Silvio Calò e dalla professoressa Elisa Roncoroni è davvero encomiabile, purtroppo diverse persone non accettano che qualcuno accolga nella propria dimora un perfetto sconosciuto, per giunta straniero, e criticano chi lo fa, con frasi quali:
- Perché non aiutare italiani in difficoltà?
- Perché non adottare un bambino orfano e sfortunato?
- Ah ma lo fanno per interesse economico, non per generosità e senza alcun tornaconto;
- Si vede che sono benestanti e ricchi, guardate che case che hanno;
- Ma perché un ragazzo dovrebbe vivere assieme a due bambine? Non hanno paura che possa far loro del male?
- Questa donna si è presa in casa un ragazzo giovane, sano e di colore, evidentemente il marito non la soddisfa abbastanza (sottinteso,a letto).
E via dicendo, vengono fuori altre cattiverie che sicuramente non verrebbero neanche pensate se il ragazzo ospitato fosse un italiano. Purtroppo l’apertura mentale e la disponibilità non sono cose da tutti e persone come il professor Calò e la professoressa Roncoroni ne sono la prova vivente.
Carmen Morello