È stato il Corriere di Bologna a ricevere, lo scorso anno, alcune lettere da parte di Igor il Russo. Il criminale serbo Norbert Feher ha affidato al quotidiano bolognese (che le ha rese pubbliche solo negli scorsi giorni) le sue riflessioni, scritte dal carcere di Zuera, vicino a Saragozza (Spagna) dove è attualmente detenuto.
Igor il Russo: potrei uccidere ma non violentare una donna
‘Potrei uccidere 50 uomini, ma mai violentare una donna. Ho una macchia sul mio nome che non credo potrò mai pulire. Sono stato accusato di un crimine che non ho fatto, non potrei far male a una donna neanche per scherzo’, questo ha scritto l’uomo che proprio nel suo paese, la Serbia, era ricercato per violenza sessuale ai danni di una donna.
L’efferato criminale, però, non ci sta e con una logica indecifrabile ci tiene a far sapere al mondo che non sarebbe capace di compiere atti di violenza verso il gentil sesso. L’uomo che ha terrorizzato l’Italia ma anche la Spagna, accusato di 5 omicidi e considerato pericoloso alla stregua degli jihadisti non accetta il fatto di essere stato accusato, nel suo paese, di un crimine contro le donne.
Le parole di Igor
Queste le sue precise parole in merito:
Sono stato accusato di un crimine che non ho fatto, non ho commesso, quasi 20 anni fa, però non c’era nè la tecnologia nè la mia attuale conoscenza che ho adesso, perchè in questo preciso momento quelle accuse assurde potrei smontarle in cinque minuti. Non potrei far male a una donna neanche per scherzo
La lettera si conclude con ‘un saluto cordiale’ e anche in questa inaspettata gentilezza Norbert Feher si discosta dalle azioni criminose compiute.
Un comportamento impeccabile
In carcere a detta dei giornali spagnoli, Igor il Russo avrebbe un comportamento impeccabile. È stato in isolamento per lungo tempo, 138 giorni, un trattamento riservato ai terroristi e ai detenuti più pericolosi in assoluto. Ciò nonostante, una volta uscito dalla sua cella, avrebbe chiesto solo di potersi allenare in palestra. Si è sempre attenuto rigidamente alle regole dell’istituto penitenziario.
Nella lettera al Corriere di Bologna non si lamenta affatto della sua vita in carcere. Scrive: “Ormai dovresti conoscermi abbastanza da sapere che io posso stare tranquillamente senza niente” .
Quasi per ricordare la lunga caccia all’uomo che ha visto impegnare un numero elevatissimo di militari e poliziotti che però non sono riusciti, in Italia, a catturarlo.
Marta Migliardi