Il mese di settembre è inevitabilmente accompagnato da una leggera malinconia. La tanto attesa stagione estiva se ne sta andando, le scuole riaprono, riprendono le sessioni esami, ricomincia il lavoro e si torna bruscamente alla quotidianità. Questa nuvola di lieve inquietudine si avviluppa un po’ in tutta Italia ma non ad Asti, quella piccola cittadina che proprio in quel periodo è avvolta da un’aura di euforia: il Palio è alle porte.
improvvisamente, il traffico non è più un problema, piazza Alfieri diventa impercorribile, ma per una buona ragione: si sta preparando la pista da corsa per i cavalli. Le vie di città e dintorni si colorano di bandiere e drappi che simpatizzano il proprio borgo o rione, i foulards vengono portati con orgoglio intorno al collo tenuto così ritto che nemmeno alla cresima, le imminenti cene propiziatrici non aspettano altro che essere profondamente vissute, si vociferano notizie udite per sbaglio o di nascosto sul fantino favorito o sulla salute dei cavalli, giovani paliofili innalzano cori coloriti, si brinda tutti insieme alla città.
Mentre si sogna ad occhi aperti, pensando alla possibile vittoria dei propri colori, si odono per la città i suoni di tamburi e chiarine di giovani appassionati che si allenano, durante tutto l’anno, insieme agli abili sbandieratori per portare in scena la loro esibizione al tanto atteso e temuto Paliotto: la gara tra musici e sbandieratori di ogni borgo o rione che si svolge il giovedì prima del Palio. I borghi in questione sono: Don Bosco, Torretta, Tanaro Trincere e Torrazzo, Viatosto, San Marzanotto, San Pietro, San Lazzaro. I rioni si distinguono in: San Secondo, San Silvestro, Cattedrale, Santa Caterina, San Martino San Rocco, Santa Maria Nuova e San Paolo. Inoltre partecipano i comuni limitrofi di Montechiaro, Nizza, Castell’Alfero, Baldichieri, Moncalvo, San Damiano, Canelli.
In quei giorni, chi ha degli amici appassionati di Palio lo sa, esistono solo i colori del proprio borgo o rione, non si bada ad altro che ad innalzarli più in alto degli altri, una sana e divertente competizione si fa sempre più forte. Così si organizzano scherzi e dispetti tra le varie fazioni, che per una ragione sconosciuta alle nuove generazioni, da anni sono in rapporti precari. Dopo le cene propiziatrici infatti, tutti i giovani si riversano nel cuore della città per respirare ancora di più l’aria di festa, per invocare la vittoria e per cantare ognuno il proprio coro.
Dopo le prove del Palio del sabato, in uno schioccar di dita, giunge la terza domenica di settembre, la più attesa dell’anno. Benedetti cavallo e fantino alla messa domenicale, non si aspetta altro che l’inizio del corteo storico. Da piazza Cattedrale comincia a sfilare una vera e propria truppa di figuranti che impersonano personaggi medievali di ogni ceto e lignaggio, ognuno con un costume identico a quello dell’epoca, creato con cura e ricercatezza da pazienti e insostituibili sarte. Le emozioni che si provano durante il passaggio della sfilata sono contrastanti: commozione mista a stupore. Pare davvero di essere nel Medioevo.
La sfilata si è esaurita nel catino di Piazza Alfieri, i figuranti hanno preso posto, gli spalti sono gremiti da cittadini e turisti, il silenzio si fa vivo quando il Capitano del Palio riceve il congedo del Sindaco :
“Signor Capitano, vi do licenza di correre il Palio nel corrente anno del Signore. Andate, e che San Secondo vi assista! ”.
Ed ecco che il Capitano e il suo gruppo di giovani magistrati adornati di piume rosse aprono le danze a cavallo, compiendo tre giri in tondo, con la voce di sottofondo dello speaker che con furore annuncia ripetutamente a gran voce: “si corre il Palio, si corre il Palio!”. Ecco che il cuore di tutti i presenti compie un guizzo nel petto, tutti uniti sotto il cielo settembrino da una stessa passione, variopinta dalle bandiere di borghi e rioni che insieme vanno a creare un unico e grande dipinto: quello del Palio!
I fantini a cavallo compiono il loro ingresso in campo, scontrandosi in tre batterie diverse per aggiudicarsi il loro posto in finale e guadagnarsi la tanto ambita vittoria. Il fantino vincitore ogni anno viene poi abbracciato da una marea di folla che si concentra poco dopo il canapo, con l’intento di acclamarlo e ringraziarlo per aver onorato i loro colori. Passiamo ora ai caratteristici premi.Il primo arrivato si aggiudica il Palio, ovvero il sendallo che per tradizione deve misurare sedici rasi astgiani, il secondo può vantare una borsa di monete d’oro, il terzo riceve degli speroni, il quarto un gallo vivo, il quinto si appunta una coccarda mentre l’ultimo viene ricompensato con un’acciuga salata, simbolo di scherno e disonore per la sconfitta.
Sara Trinchero