La nave Aquarius rimane stabile a metà strada tra Malta e la Sicilia con 629 naufraghi ammassati a bordo, tra questi, 123 minori non accompagnati, 11 bambini e 7 donne incinte.
Intanto, dopo quella capitanata dal russo Alexsandr Kuzmichev, una nuova imbarcazione Ong spunta al largo della Libia, con Matteo Salvini che twitta: “non chineremo il capo”.
C’è una nave che non sa dove andare. Che fa avanti e indietro, che si avvita sullo stesso braccio di mare come certi aerei quando non hanno il permesso di atterrare e devono prendere tempo volando senza meta nel pezzo di cielo sopra l’aeroporto. C’è sempre un po’ di agitazione, quando non ti fanno atterrare. Pensi che forse l’aereo abbia qualche problema, che stia succedendo qualcosa che non ti dicono.
Pensavo, stamattina, alle persone che sono su quella nave.
Bambini, orfani, donne incinte, ragazzi, madri, padri, uomini e donne lontane dal loro paese e dalle loro famiglie, saliti là sopra dopo chissà quanta strada, quanta paura e quanta violenza.
Mi chiedevo cosa penseranno di quella danza confusa sull’acqua. Di questa cosa che è la perfetta metafora di certe vite in questo mondo, vite che non trovano un posto in cui stare, vite che non trovano pace, dignità, umanità.
Possiamo farli danzare su quelle acque all’infinito, possiamo farli affogare, morire di fame e di caldo, possiamo chiudere i porti.
Possiamo festeggiare, sentirci forti e improvvisamente più ricchi, più al sicuro, più cazzuti, possiamo osannare il nostro novello Nettuno, il nostro Salvini Dio del Mare, ma verrà il giorno in cui forse ricominceremo a cercare le ragioni della nostra miseria in quello che galleggia nelle nostre paure, non in mare.
E capiremo che puoi impedire a una nave di attraccare in un porto, ma non puoi impedire a un uomo di sfidare il mare e la morte, per cercare la vita.