Il popolo al governo
Dopo varie vicissitudini, ripensamenti, attacchi poco dignitosi al Presidente Mattarella e tutti gli eventi che si sono susseguiti negli ultimi giorni, alla fine il governo giallo-verde purtroppo e per fortuna è riuscito a formarsi.
Ma di cosa si tratta ?
Siamo in mano al pressapochismo, alla visione semplificata di un sistema complicato, all’incompetenza, all’antipolitica, alla miseria umana ed intellettuale, al ripetersi di un fallimento storico … “siamo in mano al popolo !!!”
Il popolo italiano è il primo responsabile della situazione politica ed economica attuale. Quello che si adagiava sulle politiche democristiane, il popolo che non fa fattura, che glissa i doveri e pretende diritti, il popolo egoista, il popolo che spesso, vuole l’uomo nero fuori dai coglioni e la donna nera sul marciapiede. Il popolo: “che poi durante il fascismo non si stava così male”. Siamo in mano a gente che si incazza quando sente parlare di populismo perché gli hanno detto che si deve incazzare.
Il nuovo presidente del consiglio Conte in merito all’accusa di populismo ha dichiarato: “A quelli che ci accusano di essere populisti diciamo che, se questo significa ascoltare la gente, noi lo siamo!“
Il Populismo
Il populismo è stato un movimento politico e culturale nato in Russia tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento. Il Populismo mirava a migliorare le condizioni di vita dei contadini e dei servi della gleba ed era una forma di socialismo basta sulla comunità rurale russa e in contrapposizione alla società industriale occidentale.
Da qui in poi il termine assume diverse accezioni positive e negative, passa da destra: “un esempio sono i movimenti conservatori contrari al multiculturalismo e atti a contrastare l’immigrazione clandestina senza considerare il naturale evolversi della società” al populismo di sinistra: “ad esempio l’anti-elitismo, anticapitalismo e una giustizia sociale in una visione popolare che non tiene in considerazione le classi sociali ed è estranea agli ideali del socialismo tradizionale”. Il Populismo può essere inoltre costituzionale, antistatalista, democratico e autoritario, gli unici punti fermi sono la demagogia e una politica destinata al fallimento per mancanza di concretezza.
“Il populismo lo troviamo in ogni corrente politica demagogica che esalta le virtù, le potenzialità e le capacità del popolo”
Il presidente di uno stato, che autodefinisce il suo governo: “Populista” lascia poco spazio a speranza e immaginazione dichiarando “tra le righe” una politica destinata al fallimento.
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Il popolo al governo parte seconda
Il popolo: “la gente” usa per esempio la rivoluzione francese convinta che sia partita dal basso, dalla gente.
I discorsi fino ad oggi ascoltati dal nuovo governo, alcuni apparentemente giusti perché partono da una base oggettivamente giusta, oscillano tra la necessità di apparire “diversi” e non importa se per farlo si debbano dire sciocchezze inenarrabili e il capro espiatorio dell’immigrato. Siamo davanti ad una versione maccheronica di Trump, allo stupro del progresso sociale, ad una “corrida” di governo dove la gente fa da pubblico, concorrente e conduttore.
Salvini infatti, per prima cosa ha attaccato il più debole: l’immigrato, mentre un ennesimo barcone stava affondando e ha sfiorato un disastro diplomatico con la Tunisa. Di Maio invece mantiene la linea pentastellata delle proposte inattuabili che piacciono tanto alla gente, e il problema è che ci crede sul serio anche lui.
La cosa che accomuna Salvini e Di Maio è che entrambi non sono dei politici, ed entrambi portano al governo idee e concetti popolari senza il filtro politico.
La storia italiana del futuro
Chi si troverà a studiare questo momento storico senza averlo vissuto, leggerà di un buco nero nell’arte del governo, di ignoranza e violenza sbandierate sul web e non solo, come fossero valori, di cento passi indietro, della rabbia dei vili, di un fallimento culturale, intellettuale, cerebrale, e di una democrazia autodistruttiva. Si studierà la latitanza del buonsenso, la sconfitta del lato umano occidentale, un nuovo oscurantismo, e un popolo pretenzioso che offende la sua stessa storia e cultura nel goffo tentativo di difenderle, perché non le conosce. Un popolo spocchioso, pronto ad denigrare chiunque ma mai disposto a criticarsi, gli zingari d’Europa che usano la parola: “zingaro” come offesa.
Tutto questo Finirà, forse non con il governo attuale che potrebbe rivelarsi una meteora, però finirà, bisogna capire a quale prezzo, con quali conseguenze dato che la pestilenza di amorfismo ideologico, che ha contaminato anche l’arte e la cultura, ha un raggio ben più ampio e non si limita alla condizione politica Italiana.
Andrea Ianez