Omicidio Varani – La sentenza d’Appello è attesa con ogni probabilità il prossimo 10 luglio. Il processo vede imputati Marco Prato (morto suicida in cella nel giugno 2017, prima ancora dell’inizio formale del processo) e Manuel Foffo attualmente detenuto presso il carcere di Rebibbia e condannato il primo grado a 30 anni di reclusione per l’omicidio di Luca Varani, 23 anni.
L’omicidio di Luca Varani
Luca Varani venne massacrato, torturato e accoltellato la notte tra il 3 e il 4 marzo 2016 durante una sorta di festino a base di alcol e cocaina. Secondo quanto ricostruito dai magistrati i due imputati, Foffo e Prato, si erano incontrati il 2 marzo ed avevano cominciato a fare uso di sostanze stupefacenti. Si parla di un acquisto di circa 1500 euro di cocaina. Prato avrebbe quindi contattato telefonicamente Varani, offrendogli 100 euro in cambio di un rapporto sessuale. Ma questo non era il vero scopo dei due che hanno dichiarato, in fase di confessione che: «Avevamo il desiderio di fare del male a una persona qualsiasi. Questa cosa è maturata nelle nostre menti nella notte di giovedì».
Dopo la confessione sono cominciate le indagini ma anche varie perizie psicologiche per capire le personalità dei due imputati. Marco Prato si è suicidato in cella, lasciando un biglietto dove ribadiva la sua innocenza. Il giovane si tolse la vita nella sua cella soffocandosi con un sacchetto della spazzatura in testa. Inalò anche il gas della bomboletta che i detenuti possono tenere per cucinare e riscaldarsi cibi e bevande. Prato tentò di togliersi la vita anche poche ore dopo il delitto.
Foffo e Prato: due personalità a confronto
Secondo le perizie di Antonio Oliva, Stefano Ferracuti e Marco Molinari, Manuel Foffo sarebbe «affetto da un disturbo di personalità di gravità moderata», ma era comunque in grado di intendere e volere durante il crudele omicidio di Varani. Gli esperti però parlano anche di una volontà sottomessa a quella di Prato, così come aveva dichiarato più volte Foffo. Di diverso avviso la consulenza dello psichiatra forense Piero Rocchini per conto del procuratore generale. Il forense esprimerebbe tutt’altro parere rispetto alla personalità di Manuel Foffo. Non solo Foffo sarebbe, secondo quanto riportato dal Messaggero, un sadico sessuale che ha uccido in preda ad un «orgasmo omicidiario» ma verrebbe anche più presumibilmente identificato come manipolatore lucido. Durante i colloqui, sin dall’inizio, aveva fatto pensare di essere succube dell’amico nel tentativo di assegnare a lui le maggiori responsabilità.
Lo psichiatra Rocchini, al contrario, individuerebbe quello fragile in Marco Prato. Il ragazzo che, prima del suicidio nella sua cella, aveva già tentato più volte di togliersi la vita. Inoltre escluderebbe anche il delitto d’impeto che non può essere compatibile con le sevizie e le torture afflitte per ore al 23enne.
Marta Migliardi