È di tre giorni fa la notizia di una bambina di due anni ricoverata in terapia intensiva, dopo essere stata rianimata e intubata in seguito a un arresto cardiaco provocato da un airbag. La piccola viaggiava sul sedile anteriore, in braccio alla madre. Al volante c’era il papà. Nessuno degli occupanti dell’auto viaggiava in sicurezza: i genitori erano senza cinture e la bambina non era nel suo seggiolino. L’uomo ha perso il controllo dell’auto ed è andato a sbattere contro un guard rail. L’airbag è fuoriuscito colpendo la piccola e causandole l’arresto cardiaco. Non è certo un caso isolato. Il trasporto dei bambini in auto in assenza dei seggiolini prescritti dalla legge e suggeriti dal buon senso è un problema grave nel nostro Paese. Basta guardarsi attorno durante gli orari di entrata o uscita di asili e scuole materne per rendersi conto che molti genitori considerano il seggiolino un optional.
La mancanza di una cultura della sicurezza
Tale problema persiste nonostante le sanzioni e nonostante le campagne di sensibilizzazione che si sono condotte negli anni. Le probabilità di esito mortale per i bambini che viaggiano senza seggiolino sono pari all’80%. Secondo l’Aci oltre il 60% dei bambini viaggia senza essere correttamente assicurato al seggiolino. Significa che sei bambini su dieci in caso di impatto hanno un rischio di morte dell’80%. Significa anche che sei genitori su dieci decidono di ignorare questo rischio. Che lo facciano in buona fede è scontato, nessuno crede che vogliano consapevolmente il male dei propri figli. Tuttavia, con il grado di conoscenze del giorno d’ oggi non è accettabile che in così tanti non abbiano la reale percezione delle possibili conseguenze delle proprie azioni.
Basta un incidente da nulla per uccidere un bambino
Un’intervista al Dottor Giovanni Gordini, Direttore dell’unità operativa di rianimazione dell’Ospedale Maggiore di Bologna, è molto utile per capire la portata del problema. Fu rilasciata per la campagna Metticilatesta, realizzata da Little Duck in collaborazione con Autostrade per l’Italia e con il patrocinio dell’Associzione Italiana Famigliari e Vittime della Strada ONLUS. La campagna è di una decina di anni fa, ma purtroppo, ancora molto attuale. Secondo l’esperienza del Dottor Gordini, ciò che più colpisce quando ci si trova di fronte a traumi della strada nei bambini con esiti fatali è che nella quasi totalità dei casi gli adulti che viaggiano con loro ne escono illesi o quasi. Questo perché si tratta di incidenti banali, dove un semplice seggiolino avrebbe potuto fare la differenza. Basta un impatto a poco più di 60 chilometri orari per proiettare un bambino all’interno o addirittura all’esterno della vettura, con conseguenze tragiche.
La nuova normativa
I casi di incidenti mortali dovuti all’assenza del seggiolino sono i più eclatanti, tuttavia spesso i seggiolini non sono usati nel modo corretto e anche questo costituisce un grave rischio. Continui studi e crash test hanno permesso di migliorare le regole di omologazione dei sistemi di ritenuta per bambini, rendendoli sempre più sicuri. Dal 2017 è in vigore la nuova normativa R129, che per il momento non ha sostituito la precedente R44, ma le si è affiancata. La nuova normativa introduce delle innovazioni importanti. Anzitutto, tiene conto anche della capacità del seggiolino di assorbire l’impatto in caso di scontro laterale, non più solo frontale o posteriore. In secondo luogo, mentre la prima si basava sui chili, quella più recente si basa sull’altezza. Ciascuno dovrà quindi fare riferimento al proprio seggiolino per capire se esso sia o meno adatto al trasporto del proprio figlio e quindi verificare l’omologazione attraverso l’etichetta apposita presente sul seggiolino stesso.
La principale novità introdotta dalla nuova normativa, riguarda i rialzi per i bambini fino a 125 centimetri (circa quattro anni). Essi non sono più acquistabili né omologabili in quanto non sicuri. I bambini devono quindi viaggiare su apposito seggiolino provvisto di schienale fino a 125 centimetri. Per quanto riguarda i bambini più piccoli, è stato dimostrato che il modo di viaggiare più sicuro per loro è in senso contrario alla marcia, almeno fino a quindici mesi. Ciò perché la muscolatura del loro collo in questo modo risponde meglio in caso di urto. In Svezia i bambini viaggiano obbligatoriamente contro il senso di marcia fino a quattro anni. Cosa impensabile nel nostro Paese, almeno per il momento. infatti, non sono diffusi seggiolini di questo tipo, sebbene siano i più sicuri.
La navicella non è sicura per viaggiare in auto
Vi sono poi soluzioni che non sono avversate dalla legge, ma che non rispondono pienamente ai più alti standard di sicurezza. Per esempio, la navicella, seppur omologata e dotata del kit di sicurezza, non è il modo migliore per trasportare i neonati. Anzi. Il rischio di traumi e lesioni cui vanno incontro al suo interno è altissimo. In caso di impatto un bambino sdraiato nella navicella subisce un movimento assimilabile alla sindrome da scuotimento, ma molto più violento. Il modo più sicuro per trasportare un neonato, fin dal primo giorno di vita, è l’ovetto. Basti pensare che molti reparti maternità in Europa hanno come condizione di dimissione proprio la presenza dell’ovetto. Del resto l’Italia rimane l’unico Paese europeo in cui la navicella è ancora legale, almeno finché la normativa R44 non verrà completamente sostituita dalla R129.
Michela Alfano