E’ il 9 Novembre e io vorrei un calmante, non troppo dolce, in quanto gradirei mantenere la mia proverbiale vena polemica, ma in tazza grande, magari in aggiunta di un pizzico di curcuma e zenzero, e speziato da un po’ di sano stupore.
E’ successo. E’ successo, e io faccio fatica ad appropinquarmi al suddetto faccione rosa con tanto di stella cometa biondiccia, senza chiedermi se, davvero, non sto diventando estremamente deficiente.
Sono convinta che mi sfugga qualcosa… Anzi, mi sfugge certamente qualcosa. Qualcosa di molto importante.
Ma che cosa?
Come tutti gli alieni assetati di notizie, alla perenne ricerca di una verità che sembra sempre fuggire al mio curioso sguardo, vivo tendendo le orecchie, in ascolto di qualunque cosa possa stimolare la mia infinita sete di sapere.
_E’ il 9 Novembre, l’anniversario della caduta del muro di Berlino; sono passati ben 27 anni, ma nessuno se ne cura.
_E’ il 9 Novembre, e il mondo intero protende il capo, bocche spalancate, lingue a penzoloni, pupille dilatate, piazzate a casaccio all’interno di bulbi oculari profondamente scavati. Tutto è rallentato, il cielo è nuvoloso, il caffè della mattina è accompagnato da infinito stupore ed incredulità. Sembra che la gente non dorma da mesi, in attesa di un evento che, lo sappiamo bene, cambierà il volto non solo dell’America, ma del mondo intero. Tutto questo ci riguarda, ci riguarda eccome.
_E’ il 9 Novembre, e il mondo protende il capo, accarezzando un’elegante danza verso colui che sarà il nostro Dio; allungando il collo, sporgendo il mento, spalancando le fauci affamate, in attesa di qualche delizioso croccantino. We’re joking, of course. Ma non ne sarei così sicura.
_E’ il 9 Novembre, e il mondo intero protende il capo. Qualcuno protesta, urla, fa sentire quella che una volta era una flebile voce, ora che ha la possibilità di dire qualche castroneria (che di certo è accompagnata). Non è raro trovare qualche donna che si denuda, esibendo i seni nudi, coperti unicamente da scritte quali”Odio fuori dai seggi”.
_E’ il 9 Novembre e il mondo intero protende il capo. Giusto un giorno fa si spegneva Umberto Veronesi, ma nessuno se ne cura. Siamo tutti affetti da un’altra terribile forma di cancro. Forse incurabile.
Nel mentre che scrivo queste inutili righe, vicino a me un vaso oscilla, lottando, opponendo una forza di uguale intensità ma opposta, al mio feroce ed incessante battere su inermi bottoni neri di una tastiera, che oggi, il 9 Novembre, è diventata il mio campo di battaglia.
Mi piace pensare che sia il vaso di pandora, e che all’interno si nascondano i segreti più crudeli, spettacolari, proibiti, folli, che nessuno dovrebbe mai vedere. Ma oggi è il 9 Novembre, e dalle labbra di questa imponente anfora, fanno capolino ciuffi stopposi e anche un po’ ridicoli, di un colore biondiccio.
Cosa potevamo aspettarci da un’America che ci appare sbiadita, in un’antica fotografia degli anni 60?
Straziata da un laceramento doloroso ed importante, che fa da cassa di risonanza su di un mondo sbriciolato, che si spalancherà sanguinante, lambendo ferite lacrimanti e mai riemarginate?
Trump o Hilary? La tentazione di narrare l’incipit di una catastrofica Apocalisse freme nelle mie leste dita.
Chi ha voglia ancora di leccare, baciare, confortare, risanare, infiniti crateri, che ormai non fanno altro che allontanarci gli uni dagli altri? Ha davvero vinto l’odio?
Ma cosa potevamo aspettarci? L’Apocalisse sarebbe avvenuta comunque, e la famigerata Hilary Clinton, che è latente nei miei discorsi, non si vede, ma esiste; non avrebbe di certo rappresentato la salvezza.
“Non ditelo a nessuno, non sia mai che si venga a sapere, ma… Voterò Donald Trump.In America una cosa del genere non si era mai vista.”
Così iniziavo un articolo dedicato proprio a questo 9 Novembre, nel lontano 30 Maggio.
Info: (http://www.ultimavoce.it/donald-trump-amore-e-odio/)
Ma non è questo. Non solo. Parliamo di un intero partito che si rivolta contro un solo candidato, e non uno qualsiasi, ma proprio il favorito: il famigerato Donald Trump.
Siamo continuamente bombardati da notizie in diretta, dall’estremo occidente, dalla casa degli orrori; news che ci hanno fatto accapponare la pelle, contorcere le budella, rivoltare le viscere, rizzare i peli, dalla ridicolaggine e follia del suddetto candidato alla presidenza.
L’intero establishment politico/culturale repubblicano sta disperatamente facendo terra bruciata intorno al Trump; ma, quel che si teme con non poca angoscia, è che sia davvero troppo tardi.”
Ebbene si, era davvero troppo tardi.
E ora cosa succederà, caro signor presidente?
La risposta me la regalate voi, attraverso le vostre idee che emergono come veleni deleteri, serpeggiando in social come Facebook e Twitter. Ma anche i ragazzini che mi deliziano della loro compagnia, sul binario tre, aspettando un treno, ibernando il mio cervello, insieme alle mie graziose manine, dal gelo di un’unica ed infinita polemica. Sembra quasi una lamentela: la routine del Trump Trump quotidiano. Trumpettiamo qua e là, vagando per il binario congelato, alla ricerca di un’obliteratrice, e in costante attesa del collasso climatico. Quei ragazzi conferiscono alla mia mente, ormai in uno stato avanzato di ibernamento, la risposta alle mie domande. Trumpettano pestando i loro stessi piedi, ridacchiando, anche quando, per colpa della mia inarrestabile lettura, non mi accorgo che le porte del mio treno si chiudono violentemente, lasciandomi a piedi.
E’ il 9 Novembre, e io mi chiedo: che cosa accadrà adesso, signor presidente?
Le risposte mi arrivano al cervello come boomerang, mi schiaffeggiano il volto, lacerano le mie precarie sicurezze.
Che cos’è successo mondo, come abbiamo potuto permettere di cadere così in basso?
Empatia. Si parla troppo spesso di empatia. Abbiamo tutti bisogno di un’umanità latente, sentiamo la mancanza di quell’essenza primordiale, che ci accompagnava nei nostri sonni tranquilli, e ci contraddistingueva in quanto esseri umani. L’empatia l’abbiamo persa, e la conferma ci giunge niente meno che dall’Oxford Dictionary che, durante lo scorso anno, ha scelto come parola dell’anno l’emoticons che piange dal ridere.
E’ il 9 Novembre e credo che l’esito di queste elezioni si possano commentare attraverso un semplice smile, umile surrogato che utilizziamo inconsciamente per sfoggiare emozioni che ormai non proviamo più.
Credevo di abbandonare la mia mente alla follia più degenerativa; ma un reportage davvero interessante, apparso come ancora di salvezza al mio sguardo ignaro, ha deviato i miei istinti nichilisti. (Non vi preoccupate, ecco il link del pezzo firmato Dave Eggers, pubblicato sull’ Internazionale proprio oggi, il 9 Novembre. http://www.internazionale.it/reportage/dave-eggers/2016/11/09/l-america-vista-da-un-comizio-di-donald-trump).
“È ormai da un anno che seguo la candidatura di Trump come almeno metà della popolazione statunitense e come tutto il resto del mondo: all’inizio come un innocuo teatrino, poi come un teatrino preoccupante, poi come un teatrino sempre più surreale e pericoloso e infine come un incubo terrificante che ricorda Mussolini, il maccartismo, Hitler e la notte dei cristalli”.
Come dargli torto? Vorrei un calmante, non troppo dolce, in quanto gradirei mantenere la mia proverbiale vena polemica, ma in tazza grande, magari in aggiunta di un pizzico di curcuma e zenzero, e speziato da un po’ di sano stupore.
E’ davvero pi di un anno che, durante questa folle corsa verso la casa degli scandali, tutti i mezzi d’informazione sono letteralmente sconvolti, e nessuno di noi realmente si raccapacita della vittoria di Donald Trump.
Qualche volta montare tutti i pezzettini del puzzle diventa un compito estremamente complesso.
Com’è possibile che la popolarità dell’attuale presidente d’America non venga in alcun modo scalfita dalle sue infinite provocazioni e idiozie? Siamo davvero tutti d’accordo quando il suddetto parrucchino esordisce esclamando qualche svarione abbondantemente condito da insulti, xenofobia neanche troppo celata, sessismo? Rimaniamo tutti a bocca aperta, e non riusciamo a crederci.
Volevo abbandonare la mia mente alla follia più degenerativa, e darmi malata.
“Gli americani hanno votato Trump alle primarie,e lo hanno fatto non perchè sono d’accordo su tutto quello che dice o promette, ma perchè è divertente. E‘ un’attrazione volgare e accattivante, un ottimo attore comico. Come nel caso di molti spettacoli comici, tutto il loro fascino consisteva nel piacere proibito di sentir cose terribili al microfono: non possiamo credere che qualcuno le abbia dette davanti a così tante persone”.
We’re joking, of course. Il mondo intero sta soccombendo sotto i conati di una risata mortale.
Una di quelle risate infinite, che ci abbandonano a terra, con le lacrime agli occhi.
Stiamo scherzando, ci stiamo anche divertendo. Ma non ne sono così sicura.
Trump ha finito di parlare, e dietro di lui non c’è più nessuno. Il gioco è bello quando dura poco. Così si dice.
Elisa Bellino
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