In una settimana, almeno 87 persone uccise in Nigeria in due differenti attacchi da parte di uomini armati nello Stato del Benue, regione situata nel centro-sud del Paese. Le ragioni sarebbero irrisorie: dispute tra pastori e contadini per il controllo dei campi.
Nella settimana antecedente alla Pasqua almeno 87 persone sono uccise in Nigeria, nello Stato del Benue. I responsabili sono gruppi di uomini armati che rivendicherebbero il controllo dei campi dell’area. Nel primo attacco, avvenuto mercoledì durante la celebrazione di un funerale nel remoto villaggio di Umogidi, nell’area di governo locale di Otukpo, hanno perso la vita 50 persone. Ad appena due giorni di distanza, la seconda incursione omicida: almeno 37 persone, ospitate nell’edificio di una scuola predisposto ad accogliere famiglie sfollate, sono state uccise a colpi di arma da fuoco.
La difficile situazione nel Benue
Questi due attacchi sono solo gli ultimi episodi di morte in un’area in cui la violenza è molto comune e in crescita negli anni. La competizione per l’utilizzo dei terreni è particolarmente intrattabile nello Stato del Benue. Qui le divergenze tra pastori e agricoltori vengono spesso accentuate dalle divisioni etniche e religiose. L’aumento della popolazione ha determinato un’espansione dell’area dedicata all’agricoltura, lasciando sempre meno terra disponibile per il pascolo delle mandrie.
Anche se non si è ancora riusciti ad attribuire responsabilità per gli attacchi, i residenti locali sono risoluti nell’incolpare i pastori nomadi di etnia Fulani. Questi, infatti, sono in competizione con gli agricoltori della zona, che sono perlopiù di etnia Hausa, per il controllo dei terreni. I pastori rivendicano la possibilità di far pascolare il bestiame sui campi coltivati, il quale distruggerebbe il raccolto degli agricoltori.
Baba Usman Ngelzarma, presidente del sindacato di pastori Fulani “MACBAN”, ha condannato la messa in stato d’accusa dei pastori senza indagini:
C’è una campagna deliberata di demonizzazione dei pastori Fulani che è iniziata nel Benue e si è diffusa in altre parti della Nigeria. Non sto scagionando i pastori Fulani dal coinvolgimento in alcuni degli attacchi, ma il modo in cui vengono sempre incolpati per ogni attacco è ingiusto e prevenuto.
Mancanza di sicurezza
Il Benue è uno degli Stati della Nigeria più colpiti dalla violenza riconducibile a questi tipi di contenziosi. Molti attacchi, che avvengono perlopiù in zone assai remote, non vengono nemmeno denunciati. Questo per il fatto che, tra gli altri motivi, le forze di sicurezza sono poco numerose e spesso rispondono in ritardo alle richieste di soccorso delle comunità. Queste ultime, infatti, frequentemente preferiscono farsi giustizia da sé. Attacchi come quelli avvenuti la scorsa settimana sfociano spesso in una più ampia criminalità e in attacchi di vendetta portati avanti da gruppi armati informali creati appositamente per proteggere le comunità.
Il presidente nigeriano Muhammadu Buhari ha condannato la recente ondata di omicidi nello Stato del Benue e ha ordinato alle forze di sicurezza di aumentare la sorveglianza nelle aree colpite. Ma le azioni di violenza continuano, anche sotto forma di rapimenti.
Questi accadimenti sono la prova che la mancanza di sicurezza, sommata probabilmente a quella di norme adeguate, sfocia sempre in violenza. Le motivazioni che spingono queste popolazioni ad uccidersi l’un con l’altro potrebbero sembrare irrisorie per il nostro retaggio culturale. In queste aree, però, un terreno coltivato distrutto, come la morte di un esemplare della mandria, può portare a non sapere come sfamarsi. Conoscere queste situazioni è importante anche per raggiungere un livello di consapevolezza maggiore relativa, per esempio, ai flussi migratori.