Vivo in una scatola di legno, che male c’è?

Voglio illustrarvi un quadro pittoresco, che accarezza il romantico, e sfiora la perfezione. Una storia che profuma di nuovo, ed è pronta per essere romanzata.

Un fattorino consegnò ad una giovane coppia un vecchio baule, una rozza cassa di legno, legata con una cinghia di cuoio annerito e consunto. I due giovani trascinarono la cassa in salotto, in quella casa affittata, che costava un occhio della testa. Si affrettarono ad aprirla, travolti dall’emozione, dall’ansia, avvolti da quell’alone di mistero, che aleggiava attorno ad un’inaspettata cassa di legno.

Soldi, fotografie ingiallite dal tempo, soldi, soldi, soldi. Tante aspettative capeggiavano le loro giovane menti. Soldi, soldi, soldi. C’è sempre bisogno di soldi.

Immaginatevi ora, se, ad uscire dal vecchio baule, fosse niente meno che… Un vostro caro amico?

Riavvolgiamo un attimo la pellicola. Ripartiamo da zero.

Arriva un certo punto, nella vita di ogni essere umano, il momento di rendersi indipendenti, di staccarsi dal nido paterno, e volare via, iniziando a cavarsela con le proprie manine.

Pare che questo momento di stallo, di crisi giovanile, venga anche definita “la crisi del quarto di età”.

E come darci torto?

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Come si fa a vivere bene, da soli, ad affittare un appartamentino, con pochi spiccioli in mano, che basterebbero a stento per un Happy Meal?

Siamo tutti alla ricerca della felicità, e della soddisfazione personale. Chi non vorrebbe fare quel lavoro, che lo riporti in linea con sue vere passioni?

Di norma si inizia per gradi, prendendo casa con una coinquilina, per dividere le spese di quell’appartamento microscopico ma carissimo. Poi la vita scorre, com’è giusto che sia, l’amica va a convivere con il fidanzato, e ti ritrovi sola, con l’affitto da pagare per intero, una casa vuota. Probabilmente riuscirai a permettertela per un paio di mesi. E poi?

Ed ecco che iniziano gli addii infiniti con il fazzolettino alla mano, dal finestrino di un treno ormai perso; addio all’ammazzarsi di aperitivi, alle serate in discoteca, e alle inaugurazioni dei locali, che spuntano nelle nostre città come funghi. Addio alle pizzate, al telefono nuovo, a quel libro alla vetrina della Feltrinelli, addio allo shopping compulsivo, addio addio addio.

Ma ecco che un’alternativa, che non comporti necessariamente il matrimonio con uno sceicco arabo, esiste. Esiste davvero.

A proporcela è un ragazzo di San Francisco, Peter Berkoitz. Il 25enne si è ritrovato, come me, e come tanti giovani, a dover fare i conti con una città carissima, dove un appartamento vivibile può costare anche quanto un’isola privata o un castello. E’ proprio questo studente americano, appassionato di design e illustratore freelance, a lanciare un’idea creativa ed originale, per risparmiare in modo intelligente.

E’ lunga 2,5 metri e alta un metro emmezzo, la nuova creazione di interior design, che, lungi dall’essere un vecchio baule, stracolmo di antiche fotografie ingiallite, rappresenta il punto d’incontro tra il romantico/pittoresco, e l’innovazione artistica, che viaggia a braccetto con l’utilità e il risparmio.

La nuova casa di Peter è una scatola di legno, alla quale non manca proprio nulla: ha un letto, mensole per i libri, luci a led, un piccolo spazio per vestiti, e una scrivania pieghevole.

“E’ confortevole e manca proprio nulla. Più che un segno di disperazione, è una soluzione creativa!”

La primissima sensazione che mi annebbia la mente è una questione prettamente psicologica; come si fa a vivere in una scatola di legno? Normalmente questa viene utilizzata come metafora per delineare un’esistenza chiusa, soffocante, claustrofobica, senza via d’uscita.Quanti di noi non hanno mai pensato di vivere in una scatola di legno? Può rappresentare facilmente una situazione spiacevole, una convivenza forzata, che uccide l’anima.

Peter risponde alle mie questioni, in un’intervista a lui dedicata, affermando che si, può sembrare stupido vivere in una scatola di legno; ma

“la stupidità è endemica ai prezzi assurdamente alti delle case di San Francisco”.

E chi può dargli torto?

Allora, state ancora perdendo tempo nell’infinita ricerca della casa perfetta?

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