Accade a Piombino. Si tratta di una storia che ha dell’incredibile, e che rischia di gettare ulteriormente un bel po’ di dense ombre su quella categoria di onesti lavoratori, gli infermieri.
Persone che dovrebbero svolgere il loro lavoro con competenza, professionalità e dedizione, spirito di sacrificio, e grande senso etico.
Una storia che ha dell’incredibile, ma che di certo non si fa fatica a credere, in quanto non si tratta certamente di un caso isolato, in una società che tutto fa, fuorchè aiutare e salvare il prossimo.
La protagonista si chiama Fausta Bonino, ma potrebbe chiamarsi anche Daniela Poggiali, Sonya Caleffi, Angelo Stazzi, Alfonso de Martina. E’ un’infermiera di 55 anni, accusata, anzi additata ad oggi come assassina metodica e spietata, per aver ucciso 13 dei suoi pazienti, attraverso iniezioni letali di un farmaco coagulante, chiamato Eparina.
L’Eparina è un farmaco molto utilizzato in campo medico. E’ un polisaccaride che contiene in prevalenza una base solforosa, oltre alla componente acida e sodica, che si trova normalmente nel fegato, polmoni, ed intestino degli esseri viventi. Tale medicinale viene solitamente utilizzato come anticoagulante, in quanto riesce a formare dei cumuli di sangue all’interno dei vasi sanguigni.
Ma come tutte le medicine, la dose aumenta la pericolosità.
Basta poco, e un farmaco salvavita diventa letale.
Nel caso in esame, l’omicida Fausta Bonino, pare abbia somministrato dosi esagerate, che avrebbero causato rapide, diffuse ed irreversibili emorragie, con prevedibili conseguenti decessi.
13 omicidi, e se ne scopriranno probabilmente altri nel corso dei giorni, da collegare allo stato psichico dell’infermiera. Depressione, abuso di alcool, psicofarmaci. Questo è il quadro che viene presentato, nel vano tentativo di identificare una causa a questo infinito orrore.
Le indagini andavano avanti dalla metà dell’anno 2015, motivo di continue segnalazioni per decessi inspiegabili.
Angeli della morte. Inferimieri killer. Tanti nominativi per etichettarli, ma manca un perchè, manca sempre e comunque un movente.
Nella Top Player degli orrori abbiamo raggiunto una delle migliori vette, commesse dalla miseria umana.
Che soddisfazione regna in un essere umano nell’uccidere una persona inerme, sofferente, malata, che di certo ripone una totale fiducia nella tua persona?
Questo episodio mette in evidenza, ancora una volta, il degrado umano, e la necessità per la sanità non solo italiana, ma internazionale, di una totale attenzione nei confronti dei pazienti, quelli più deboli, fragili, che alle strutture sanitarie affidano la loro intera esistenza.
Va difeso il valore della vita, che è ovunque un valore insopprimibile.
Come già accennato in precedenza, si tratta di un caso che ha dell’incredibile, ma che di certo non si fatica a credere. La lista degli infermieri killer è pietosamente lunga. Professionisti che, invece di dedicarsi ai pazienti, ne diventano i loro carnefici, tradendo ogni principio predicato da Fiorenza Nightingale, l’infermiera britannica considerata fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna.
Questo disagio umano ferisce una delle professioni più umili, nobili, e utili del mondo.
La domanda che mi pongo, che tutti ci poniamo, è la seguente:
perchè uccidere una persona fragile, debole, bisognosa di attenzioni, che si appoggia totalmente a te, consegnandoti ogni minima speranza di guarigione?
Fino a dove si deve srotolare questo filo infinito del degrado umano, che scorre lesto nella malignità della mente umana? Sento dentro di me un grido soffocato dal dolore; chiedo al mondo una via d’uscita, un filo di Arianna, tessuto dalle nostre dita nervose, per uscire finalmente dal labirinto dell’orrore, e riacquistare un po’ della libertà perduta.
Perchè è di libertà che l’uomo ha bisogno. Libertà dal dolore, dalla sofferenza, dall’orrore.
E continuo a parlarvi di degrado, perchè non trascorre neanche una giornata, che già sentiamo parlare di un’altra infermiera, 27enne, New Yorkese, che viene accusata di aver fotografato i genitali di un suo paziente, inerme, steso sul lettino, a causa di un malore.
Vi parlo di degrado, ancora, perchè non so come altro definire la società moderna. Non so come altro definire il decadimento dell’essere umano, che dimentica la civiltà, e si perde nel labirinto dell’incoscienza.
C’è un aspetto, di fatto, che mi lascia basita, e che non posso non menzionare.
Alcuni studiosi di fama mondiale definiscono il fenomeno dell’omicidio seriale strettamente correlato, anzi direttamente proporzionale alle condizioni economiche e sociali delle nazioni.
Questo ci stupisce? Non si parla più di Hannibal Lector, di Jeck lo squartatore… Si parla di persona apparentemente normali, come potremmo essere noi, che lasciano per un secondo il filo di Arianna, perdendosi nelle vie più buie e pericolose del labirinto della mente umana.
L’aumento del benessere sociale, della ricchezza, dell’industrializzazione, accresce davvero il degrado dell’essere umano?
Abbiamo lottato per costruirci una società ad Hoc; e ora, presi dall’ansia, dall’insoddisfazione, dalla noia, dalla sfiducia più totale, la stiamo lentamente distruggendo.