Cose da donne

Fonte: lovedlens.blogspot.com

La giornata dell’8 marzo, nota come la festa delle donne, ormai è meglio conosciuta come lo sciopero delle donne. Le ragioni certo non mancano, ed anche quest’anno, i problemi su cui si discute nelle manifestazioni, sono quelli sempre esistiti, o meglio persistiti, negli anni.

sciopero e festa delle donne
Fonte: gds.it

Prima fra tutte le ragioni, l’emancipazione salariale. Un primo esempio illustre risale al 1968 negli stabilimenti Ford, quando tutte le macchiniste cessarono di lavorare bloccando la produzione, finché a forza di battere i pugni sul tavolo, la Ford concesse un aumento di paga. Erano i tempi in cui se una donna faceva presente di avere più capacità di quelle a lei riconosciute, le veniva detto, sogghignando e ridendo: “Cosa vuoi fare? Il neurochirurgo?”. Non erano bei tempi allora e non lo sono nemmeno adesso.

Spesso in un’azienda, quando ci sono due lavoratori che svolgono lo stesso lavoro, ed entrambi possiedono la stessa qualifica, se uno di loro viene pagato meno, le possibilità sono due: la persona a riguardo o è un giovane, o è una donna. Una situazione del genere, una volta era quasi comprensibile, in quanto il lavoro era strettamente legato alla forza fisica, ma ora che l’homo habilis è stato superato da un po’, la disparità salariale di questo tipo non ha più ragione di esistere.

Inoltre, una questione ancora più complessa a cui la donna deve far fronte, è la maternità, vista quasi come un handicap. Teoricamente, i diritti delle mamme sono garantiti dalla legge, ma nella maggior parte dei casi, soprattutto nelle piccole realtà, il direttore deve sopperire all’assenza della lavoratrice o redistribuendo le mansioni tra i dipendenti o assumendo una nuova persona. Per un’azienda è sicuramente un disagio, che però si trasforma facilmente in astio e cattiveria verso la donna, alla quale spesso, per “fargliela pagare” (quasi come se avesse fatto un torto personale, e non la cosa più naturale al mondo), finito il congedo, le viene tolto il lavoro. Che incoraggiamento può avere una donna a procreare, a queste condizioni? Non credo che nessuna aspirante mamma italiana si aspetti un sistema uguale alla Svezia, dove addirittura se i genitori si dividono in uguale parte la maternità e paternità, il loro stipendio aumenta, ma almeno avere una qualche garanzia in più, potersi sentire felici e non in colpa, di aver fatto un figlio.




Tuttavia, il modus operandi per portare avanti queste lotte, a volte è parecchio discutibile: ad esempio, il nesso tra la protesta contro la violenza sulle donne, e lo sciopero dei mezzi, non è molto chiaro alle stesse donne, che lo vedono come un’ulteriore violenza, visto che non sapranno come andare a lavoro. Così come molte iniziative che abusano dell’8 marzo per iniziare lotte con ragioni non proprio in capo all’agenda, come il “no tampon tax” o le pubblicità sessiste: far credere che abbassare l’iva agli assorbenti e vestire di più le veline in televisione possa risolvere le disparità, mette senza dubbio in ridicolo i veri problemi femminili. Insomma, i malfunzionamenti della società vanno denunciati senza esitazione, oggi come ogni giorno, ma per essere prese davvero sul serio, bisogna valutare con attenzione ciò di cui si vuol fare la propria bandiera.

Roberta Rosaci

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