70 mila persone per la marcia No Tav svoltasi oggi pomeriggio a Torino. Una manifestazione pacifica, intrinseca di colori diversi, che vede schierati dalla stessa parte associazioni, partiti e tantissimi civili.
Riuniti l’8 dicembre, come ogni anno, per urlare basta agli sprechi economici e dire sì alla natura, alla salvaguardia di un’intera valle montana, a un investimento diverso dei fondi pubblici. L’8 dicembre, per il Movimento No Tav, è una data storica. Furono giorni di manifestazioni e di scontri, quelli vissuti in Val di Susa a dicembre del 2005. Il presidio di Venaus fu sgomberato e poi riconquistato proprio l’8 dicembre. Per questo ogni anno si organizza una marcia No Tav, in ricordo di questo giorno così importante per il movimento.
Lo spezzone giovanile, promosso dal Comitato Giovani No Tav
Prima della manifestazione, il Comitato Giovani No Tav della Val di Susa ha promosso una marcia giovanile e studentesca, dalla stazione di Porta Nuova a Piazza Statuto, luogo di ritrovo per l’inizio della marcia ufficiale. Centinaia i ragazzi che si sono ritrovati, tra bandiere, cori e voglia di esprimersi. Hanno così attraversato l’intero centro torinese, cantando e annunciando a tutti quello che sarebbe successo di lì a poco.
“Saremmo comunque scesi in piazza, ma quest’anno la nostra presenza si carica di un valore simbolico ancora più forte e significativo. La manifestazione Sì Tav del 10 novembre si è fatta conoscere per il grande distacco generazionale tra i suoi partecipanti. La giustificazione? I giovani di oggi si disinteressano di politica, e chi non lo fa si trasferisce all’estero. Ma noi ci siamo, ci siamo stati e ci saremo. Non facciamo parte di quella generazione nullafacente con cui vogliono etichettarci. Ci mettiamo la faccia, ogni anno. Abbiamo scelto da che parte stare.”
Le istituzioni sul palco di Piazza Castello
Di fronte a una piazza stracolma di persone, e altrettante in procinto di arrivare e terminare la loro marcia No Tav, sul palco di Piazza Castello hanno preso parola le istituzioni coinvolte. In particolare Sandro Plano, sindaco di Susa e Presidente dell’Unione Montana ha ribadito:
Sono trent’anni che discutiamo di questo problema. Abbiamo ribadito in tutte le salse e in tutte le lingue le criticità di quest’opera. Non è un problema che riguarda solamente la Val di Susa, altrimenti non sarebbero presenti persone da tutta Italia. Persone che portano un disagio profondo su come vengono spesi i soldi pubblici. Non è un problema ferroviario. E’ un problema che si fonda sul modello che vogliono inculcarci, basato su una logica più Pil-più sviluppo. Noi non vogliamo questo. Noi vogliamo più qualità della vita. In un momento storico in cui ci sono ponti romani che stanno in piedi e ponti moderni che crollano, siamo davvero sicuri che investire miliardi di euro sul Tav sia la scelta giusta?”