Il leader degli Skiantos Roberto Freak Antoni nasceva il 16 aprile 1954: oggi avrebbe compiuto 70 anni. In arrivo la mostra che lo celebra alla Salaborsa di Bologna
A 30 anni cantava a squarciagola la sua canzone famosissima Sono un ribelle, mamma. Oggi, di anni, ne avrebbe compiuti 70: Freak Antoni, nome d’arte e alter ego di Roberto Antoni, leader carismatico e senza regole del gruppo rock demenziale degli Skiantos, scomparso il 12 febbraio 2014, viene celebrato nel giorno del proprio anniversario con una mostra dal titolo “Buon compleanno Freak!”, organizzata presso la Biblioteca Salaborsa di Bologna, città natale del cantante.
La Sala della Musica all’interno della biblioteca ospiterà fotografie inedite del cantante realizzate nel 1979 dal fotografo Roberto Vatalaro, e sarà un’occasione irripetibile per ripercorrere il suo genio attraverso le tappe principali della sua vita artistica e del suo pensiero intellettuale, che ha influenzato in maniera inequivocabile i movimenti culturali e musicali degli anni ’70 e ’80 con il suo essere irriverente, provocatorio, completamente fuori dagli schemi.
Roberto Antoni: l’uomo dietro le performance
“Fate largo all’avanguardia / siete un pubblico di merda!”
Resta indimenticabile la sfrontatezza delle performance degli Skiantos, tipica delle Neoavanguardie artistiche, sempre volta a provocare una reazione di rabbia e sconcerto nel pubblico: sono memorabili il lancio di verdure marce al pubblico, gli spaghetti cucinati sul palco invece di suonare e il bidè in diretta effettuato dal cantante Sbarbo con tanto di acqua di risciacquo lanciata alla platea; è rimasta, però, negli anni, quasi sottaciuta l’incredibile dolcezza e intelligenza della persona dietro al frontman del gruppo, testimoniata all’unisono dai molti che, Roberto Antoni, l’avevano conosciuto davvero.
Così lo descrive l’amico e giornalista Michele Serra, in un articolo pubblicato su Repubblica nel settembre 2014, pochi mesi dopo la morte del cantante: «Roberto Freak Antoni era una delle persone più gentili e meno arroganti che io abbia mai conosciuto, gli sarebbe stato impossibile dare al suo rifiuto di crescere una veste aggressiva». E di lui aggiunge: «La faccia tonda (somigliava a Charlie Brown), da eterno bambino, il sorriso mite, l’umorismo travolgente gli suggerirono di essere un non-adulto in maniera più malinconica e morbida, se posso dire: più astuta».
Un eterno bambino, quindi, che sente risuonare però fin da giovane l’insidioso richiamo delle droghe pesanti come l’eroina, dilagante tra le band negli anni ’70 come via preferenziale per la creatività artistica; l’intenso uso di droghe in età giovanile lo ha reso fragile nel corpo e una lunga e grave malattia lo ha portato alla morte prematura poco prima di compiere 60 anni, scongiurando così qualsiasi possibilità di riunire il gruppo.
«Se non altro la malattia mi ha fatto smettere con la droga», diceva Antoni. Sebbene indebolito dal tumore, non ha mai smesso di fare spettacoli: l’ultimo è stato realizzato il 29 dicembre 2013 presso l’American Soul di Offida, in provincia di Ascoli Piceno. Poi, nel febbraio 2014, la morte, e il cordoglio di tutti quelli che con la musica di Freak Antoni e degli Skiantos avevano respirato la libertà del dissenso.
Freak Antoni e gli Skiantos: gli inizi negli anni ’70
Il gruppo degli Skiantos nasce nel 1975, ma l’anno chiave è il 1977: l’anno delle contestazioni di fabbrica e del dissenso politico, in cui anche la musica trasmessa dalle radio indipendenti poteva diventare uno strumento potente di protesta contro una società che era impregnata di vuota retorica e contro una classe politica troppo impegnata a coltivare i propri interessi per preoccuparsi dei problemi di studenti e lavoratori.
Proprio nel 1977 gli Skiantos e un giovanissimo Antoni incidono in una sola notte la loro prima musicassetta: Inascoltable, 14 tracce dai titoli e dai testi provocatori, che strizzano l’occhio all’appena nato punk. Con la cassetta il gruppo entra a gamba tesa nella scena musicale del movimento culturale del Settantasette, affiancando i grandi nomi di Fabrizio De André, Eugenio Finardi, Giorgio Gaber, Gianfranco Manfredi.
Nel 1979 esce poi l’apprezzatissimo Kinotto, che contiene il singolo Fagioli, brano a tema “scorregge” presentato con intento provocatorio a Sanremo e inevitabilmente rifiutato. In seguito al successo dell’album, Antoni decide di dedicarsi ad attività satirico-letterarie, e collabora con la rivista culturale Frigidaire, che segna un progressivo spostamento del cantante dalla musica alla scrittura, per un totale di 11 libri pubblicati nell’arco di vent’anni.
Il demenziale disincanto degli anni ’80 e ’90
Dopo uno scioglimento temporaneo durato un paio di anni (tra il 1982 e il 1984), la band e il suo leader tornano a fare musica e concerti in maniera cadenzata per tutti gli anni ’80 e ’90, cambiando spesso musicisti ma non giungendo mai ad uno scioglimento definitivo. All’interno di album come Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti (1987), Signore dei dischi (1992) e Doppia dose (1999), l’essenza demenziale dei testi ha, da una parte, frenato l’ascesa del gruppo verso il meritato successo, dall’altra ha saputo cogliere appieno il disincanto di un’epoca molto diversa dagli anni ’70, in cui molti artisti si vendevano alle logiche dello show business abbandonando gli ideali e l’anticonformismo.
Nonostante il vero successo non sia mai arrivato per gli Skiantos, il gruppo continua a riunirsi periodicamente per concerti, album e ospitate televisive.
Nel 1991 esce per Feltrinelli Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti, libro di poesie di Roberto Antoni che prende spunto dall’album degli Skiantos pubblicato qualche anno prima. Dal libro emerge tutta la sagacia dell’uomo che per un attimo supera la sfrontatezza del frontman, lasciando intravedere tra le righe la filosofia e l’idealismo di cui i testi e le performance di Antoni erano impegnate.
Il lascito di Freak Antoni a 70 anni dalla nascita
Quello che ha rappresentato Roberto Freak Antoni per la musica e la cultura italiana è descritto al meglio dall’amico di una vita e chitarrista degli Skiantos Fabio “Dandy Bestia” Testoni, che in un’intervista per Rolling Stones ha affermato: «Era un genio consapevole di esserlo. Non a caso ha voluto intitolare un disco Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti, il che presupponeva che lui lo fosse. E lo era davvero. […] Ho capito che dietro lo sberleffo e il gioco c’erano dei ragionamenti molto seri. Quindi ho capito che era diverso da tutti. Poi era anche un pazzoide, faceva dei numeri che erano difficili da prevedere».
Il genio di Freak Antoni sta tutto nell’aver creato un genere, quello demenziale, che ha portato una cifra stilistica unica e irripetibile alla sua musica rock, intrecciandola consapevolmente alle avanguardie artistiche, alle lotte anti borghesi, al punk, all’autoironia utilizzata come strumento dialettico.
Roberto Freak Antoni è stato un artista a 360 gradi che merita un riconoscimento degno del suo genio, ancora oggi troppo spesso ignorato o sottovalutato.
Michela Di Pasquale