7 anni di crisi idrica in Namibia a causa di siccità, contaminazioni e cattiva gestione. E in Italia qual è la situazione?

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Da 7 anni si lotta contro una gravissima crisi idrica in Namibia. L’assenza di precipitazioni è associata a una cattiva gestione delle poche risorse idriche e a ciò si è recentemente aggiunta un’infestazione di moscerini che ha contaminato con le larve le poche fonti idriche disponibili. Tutto questo è causa di insicurezza alimentare, malnutrizione, diffusione di malattie, dilagante povertà e migrazioni.

L’obiettivo numero 6 dell’Onu

L’accesso all’acqua potabile di qualità è fondamentale per la salute umana e per il benessere economico. Non a caso il sesto obiettivo dell’Agenda 2030 dell’Onu è:

Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie.

L’Onu stima che il pianeta ha sufficienti risorse idriche per poter raggiungere questo obiettivo ma, a causa di cattiva gestione economica e infrastrutturale siamo ancora ben lontani dal raggiungerlo. La carenza di acqua potabile ha un immediato impatto sulla salute delle persone e, a farne le spese, sono prevalentemente i bambini. La siccità, inoltre, colpisce più duramente i Paesi più poveri e ne aggrava i problemi di fame e malnutrizione.

La crisi idrica in Namibia

La Namibia è un Paese che si trova nel sud ovest del continente africano, si affaccia sull’Oceano Atlantico, confina con l’Angola a nord, il Botswana a est e il Sud Africa a sud. E il suo territorio è prevalentemente desertico. Per questo motivo la siccità è un problema di prim’ordine.

La crisi idrica in Namibia sta affliggendo il Paese da ormai 7 anni. A vessare lo Stato africano, però, non è solo la costante siccità causata indubbiamente dai cambiamenti climatici. Infatti, a questo, si somma un sistema di manutenzione degli impianti e di distribuzione dell’acqua totalmente inadeguato che consegna agli abitanti acqua contaminata, marrone, puzzolente e, non raramente, infestata da vermi.

La popolazione, giustamente, si sta lamentando con le amministrazioni che, a quanto pare, non stanno facendo abbastanza per garantire acqua potabile a tutti.

La situazione si fa peggiore man mano ci si addentra nell’entroterra, dove ricevere acqua potabile diventa un miraggio, ed è preoccupante soprattutto nel paese di Karibib (5.000 abitanti, nord ovest della capitale) e nella città di Mariental (15.000 abitanti, 200 km a sud della capitale). Ma anche la stessa capitale Windhoek è in difficoltà, ospita quasi 3 milioni di abitanti ed è situata perfettamente al centro del Paese.

La qualità dell’acqua dipende da molti fattori come la manutenzione delle infrastrutture e le condizioni metereologiche. La siccità prolungata e il caldo torrido della scorsa estate, infatti, hanno favorito l’insorgere di un’infestazione di moscerini che hanno rilasciato le larve nei bacini idrici da cui lo Stato attinge per distribuire l’acqua potabile. E così in molte case l’acqua è arrivata marrone e infestata da vermi. E senza acqua potabile la diffusione di malattie come il colera è alle porte.

Le città costiere sembrano essere meno colpite dai problemi idrici ma soffrono anch’esse per la dura siccità di questi ultimi anni.

La situazione in Namibia

Si stima che in Namibia circa 750.000 persone, attualmente, siano minacciate da insicurezza alimentare causata dalla prolungata siccità. Le aree più colpite sono, ovviamente, quelle rurali legate ad agricoltura e, soprattutto, allevamento. Molti dei nuclei famigliari, peraltro spesso composti da donne e bambini, sono costretti ad adottare uno stile di vita nomade o seminomade alla costante ricerca di pascoli e acqua per il bestiame.

Un’area particolarmente sofferente, inoltre, è la regione nord occidentale. Qui, infatti, si stanno riversando numerosi profughi dalla vicina Angola che stanno lasciando il loro Paese a causa di una crisi idrica, se possibile, ancora peggiore di quella della Namibia. La convivenza tra le due comunità, ovviamente, è tesa. In un contesto di scarsità di risorse la concorrenza non è ben vista e, se le poche risorse devono essere condivise con sconosciuti ecco che i conflitti sono all’ordine del giorno.

La situazione in Namibia, quindi, non è affatto semplice. I cambiamenti climatici e l’annessa siccità, associati a un’inadeguata gestione delle risorse e delle infrastrutture stanno aggravando una situazione sociale, economica e politica già abbastanza fragile.

Come osservano le Nazioni Unite:

La carenza e la scarsa qualità dell’acqua, assieme a sistemi sanitari inadeguati, hanno un impatto negativo sulla sicurezza alimentare, sulle scelte dei mezzi di sostentamento e sulle opportunità di istruzione per le famiglie povere di tutto il mondo. Entro il 2050 è probabile che almeno una persona su quattro sia colpita da carenza duratura o ricorrente di acqua potabile.

Si stima che

L’Onu si sta impegnando per promuovere il raggiungimento dell’obiettivo numero 6. Ma il traguardo è ben lungi dall’essere raggiunto.

Intanto in Italia…

Il nostro Bel Paese può ritenersi decisamente fortunato se confrontato alla media mondiale e alla situazione della Namibia. Nonostante la pressante siccità che ci sta colpendo da ormai un anno, infatti, siamo ben lontani dalla situazione del Paese africano o dell’Iraq o di tanti altri Paesi che soffrono realmente a causa della scarsità d’acqua.

Il consumo medio di acqua per abitante supera i 200 litri al giorno. Una cifra sconvolgente a ben guardare. Giusto per fare un confronto: la media del continente africano è di meno di 300 litri all’anno per abitante.

Inoltre, dato forse ancora più sconvolgente, la dispersione idrica dell’acqua potabile è superiore al 42%. Pertanto, fonte Istat, ogni giorno vengono immessi in rete circa 8,1 miliardi di metri cubi di acqua ma solo 4,7 arrivano nei rubinetti di casa. Ogni giorno, quindi, sprechiamo 3,4 miliardi di metri cubi di acqua a causa dell’obsolescenza della rete. La siccità è galoppante e noi, però, ci permettiamo di sprecare letteralmente una marea di acqua potabile.

Quindi, mentre nel mondo l’acqua potabile è un bene più che prezioso, in Italia e più in generale in Occidente, ci permettiamo di utilizzarne a sproposito e, ancora peggio, di sprecarne in abbondanza.

Se al posto di disperarci perché non piove abbastanza iniziassimo a mettere mano all’efficienza della rete idrica avremmo già trovato un modo per limitare il problema. Certo, non è restaurando la rete di distribuzione che risolviamo la siccità e i cambiamenti climatici, però, intanto, avremmo a disposizione 3,4 miliardi di metri cubi di acqua in più ogni giorno.

Arianna Ferioli

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