Se usufruisci dei contributi, non puoi ospitare migranti. Questo è quanto prevede un emendamento approvato dall’Aula del Consiglio regionale della Sardegna, proposto dall’opposizione, inerente il Testo unico in materia di turismo.
Le strutture ricettive che utilizzeranno i contributi, previsti dall’articolo 11 della legge sotto esame, non potranno accogliere profughi per cinque anni da quando è stato concesso l’incentivo: in caso contrario, i contributi verranno revocati con obbligo di restituzione.
Il partito di Forza Italia è stato tra i maggiori sostenitori della modifica: Pietro Pittalis, capogruppo Fi, ha proposto di esprimersi attraverso il voto segreto mentre Antonello Peru, consigliere Fi, è stato tra i primi firmatari. Le motivazioni alla base dell’emendamento sono state spiegate proprio da quest’ultimo: “Si tratta di distinguere la vocazione turistica dalla semplice accoglienza , sarebbe un chiaro segnale a chi ha scommesso sul turismo”. I contributi infatti hanno l’obiettivo di rinnovare i locali, migliorare l’accesso e i servizi per i disabili, aumentare i punti di accesso wi-fi gratuiti e investire sull’efficientamento energetico.
Non la pensano allo stesso modo i partiti di sinistra che accusano l’opposizione di aver volontariamente sabotato “una buona legge sul turismo”, attraverso l’inserimento di un principio razzista, tanto da spingere alcuni membri del gruppo Art. 1- Sdp ad abbandonare l’aula così da esprimere il loro dissenso. “Questa è una delle pagine peggiori nella storia dell’autonomismo – hanno dichiarato Eugenio Lai, Daniele Cocco e Luca Pizzuto – non voteremo questa legge che contiene un principio razzista“. “Questa maggioranza – concludono – deve impegnarsi al più presto a presentare una proposta di legge per abrogare quanto appena approvato, siamo disposti a votare sì solo se ritorna in commissione”.
L’opposizione, a seguito delle numerose proteste nate dopo l’approvazione, ha tenuto a specificare l’intento dell’emendamento attraverso le parole di Paolo Truzzu, esponente di Fratelli d’Italia: “Non è il caso di scomodare la morale e l’etica, mi pare solo una questione di buon senso, oggi discutiamo di turismo e questa legge fa una scelta discrezionale”. Ma ciò non è bastato per placare gli animi tanto che a poche ore dall’approvazione, la maggioranza ha presentato una proposta di legge per abrogare l’emendamento: tra i firmatari della proposta, vi sono alcuni di coloro che avevano votato favorevolmente l’emendamento.
Una posizione più possibilista ma sempre critica è quella assunta dal governatore Francesco Pigliaru che si è espresso in merito alla diatriba : “Un emendamento frettoloso e approvato in modo improprio non va certo a rovinare tutto quello che c’è di buono, e cioè il fatto che oggi il Consiglio regionale ha licenziato una legge che la Sardegna del turismo aspettava da 33 anni”. “I soldi per il turismo – ha aggiunto – devono andare a sostenere l’attività turistica e quando le strutture fanno altro, che si tratti di migranti o di altre attività non strettamente turistiche, sorge un problema che va normato adeguatamente. Ma il tema è serio e non può e non deve essere affrontato con poche righe passate con la modalità inaccettabile del voto segreto e concentrate solo sul problema di persone nei confronti delle quali abbiamo il dovere dell’accoglienza”.
Quella dell’immigrazione è una tematica molto sentita nell’isola visto che sino al 2016, secondo il Centro Studi e Ricerche IDOS/Immigrazione Dossier Statistico, si è verificato un aumento degli sbarchi: in totale sono 16 mila negli ultimi tre anni. Per tale motivo, il tema dell’accoglienza non deve diventare argomento di scontri politici improduttivi ma necessita di un intervento legislativo e sociale concreto.
Dorotea Di Grazia