5000 euro per evitare il Cpr: se non rappresentasse una vergogna così profonda, una sorta di estorsione legalizzata da parte dello Stato, sembrerebbe quasi una barzelletta, tanto grottesca quanto irrealizzabile e, soprattutto, palesemente illegale. Tuttavia, non dovremmo trovare conforto nell’impossibilità di applicarla; dovremmo piuttosto essere preoccupati dal fatto che nel 2023, l’Italia è governata da chi discute apertamente di una nuova forma di tratta di schiavi e osa stabilire un prezzo per la libertà dei richiedenti asilo.
Nel vasto mare delle politiche governative, talvolta emergono scelte che fanno rabbrividire persino i più distaccati osservatori. L’altro ieri, la Gazzetta Ufficiale ha gettato luce su una sconvolgente realtà: il terzo strato di infamia giuridica ed umana proposto dal nostro governo. In mezzo alle voci di bufale e distorsioni della realtà, questo atto si è rivelato purtroppo autentico.
Parliamo di un decreto che, dopo aver vietato i salvataggi in mare e previsto la detenzione nei Centri di Permanenza fino a 18 mesi per i migranti, offre loro l’opportunità di rimanere in libertà previo deposito di una somma di denaro nelle casse dello stato: 4938 Euro. Questa misura, oltre ad ignorare le terribili sfide affrontate da queste persone in fuga dalla fame e dai conflitti, mette in discussione la nostra capacità di manifestare compassione ed umanità verso coloro che cercano rifugio. Possiamo definire questa politica con un unico termine: “scafismo di Stato.”
Da tempo, sembra che per questo governo la povertà non sia più considerata una condizione, ma piuttosto una colpa che deve essere espiata. Tuttavia, questa norma che garantisce la libertà a chi può permettersela, va oltre ogni limite di decenza ed è una macchia indelebile sulla nostra società.
Inizialmente, sembrava che l’obiettivo fosse combattere i trafficanti di esseri umani, spesso confusi superficialmente con gli scafisti. Ma ora, il nostro atteggiamento sembra somigliare sempre più alle dinamiche di ricatto ed estorsione subite dai migranti nel deserto, in Libia, in Tunisia e in mare.
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Ma la sorpresa peggiore è che questa somma dovrà essere versata o garantita non da parenti, amici o associazioni umanitarie, ma dal migrante stesso, entro pochi giorni necessari per il controllo delle impronte digitali e delle foto segnaletiche. Queste persone, giunte in condizioni disperate, malnutrite, assetate e gravemente danneggiate dal sole, dal sale marino e dai prodotti chimici dei motori delle barche, verranno costrette a sborsare 5000 Euro in contanti, oppure a fornire una fideiussione bancaria o una polizza assicurativa fideiussoria in cambio della loro libertà.
Questo non è solo un brutto capitolo nella storia dell’Italia e dell’Europa, ma è anche una ferita profonda nella nostra civiltà. Dobbiamo ritornare all’umiltà e alla riflessione, cercando soluzioni che pongano la vita umana e i diritti umani al centro, allontanandoci nettamente dai trafficanti, dai dittatori e dai criminali.
È giunto il momento in cui ogni singolo cittadino dotato di intelletto deve sentire l’irresistibile impulso di prendere posizione contro questa crudeltà. Forse, solo la Corte Costituzionale potrà affossare questa vergogna, ma anche se ciò accadesse, rimarrebbe una macchia impossibile da cancellare. La speranza è che, in futuro, possiamo ricostruire una società fondata sulla solidarietà, sull’umanità e sul rispetto dei diritti di ogni individuo, ma la strada sembra essere molto lunga, e soprattutto, sembra presentare ostacola pericolosi come il razzismo sistemico, discriminazioni e pregiudizi.